domenica 30 luglio 2006

Indulto. Quando per loro?

Ieri l'indulto è diventato legge. Un vecchio adagio dice di "battere il ferro fin che è caldo". Mi chiedo quando arriverà il momento di varare un indulto che riguardi i milioni di cittadini italiani che non hanno commesso reati, non sono stati e non sono in carcere ma si trovano costretti, loro malgrado, a limitare la propria libertà personale. Mi riferisco a quelle persone che vivono in città nelle quali uscire di sera è pericoloso, può causare brutti incontri e ferite difficili da rimarginare. Anziani che quando sentono bussare alla porta devono  chiedersi se lo sconosciuto  che hanno di fronte è lì per aiutarli o per rubare i risparmi di una vita. Persone che passeggiando per strada di giorno vedono "magicamente" comparire una mano pronta a alleggerire la loro borsa e complicare la loro vita. Le stesse che vivono il viaggio in autobus con tensione, fanno del loro portafoglio un sorvegliato speciale da non perdere di vista nemmeno per un secondo. Persone che anche in casa non si sentono sicuri. Perdono ogni giorno un pezzo di  serenità, la fiducia nel loro prossimo e vanno avanti nonostante tutto, con dignità.  Si sentono un pò meno sicuri e un pò più prigionieri di quelle regole che si sono imposti per non correre pericoli, per essere prudenti, per non dire “me la sono andata a cercare”. Un tempo si lasciava aperto l'uscio di casa e si sapeva che nessuno sarebbe venuto a toccare nulla, ora non si può più. L'elenco dei non si può più è sempre più lungo, insistente, presente nella vita di ognuno. Una tirannia necessaria che viene imposta da una società nella quale rispettare le regole è diventato un comportamento ingenuo, spesso superfluo.

sabato 29 luglio 2006

Leyton Orient, missione difficile in corso

http://www.tgcom.mediaset.it/sport/articoli/articolo321016.shtml


Mi fa quasi tenerezza questa squadra londinese fondata nel 1881. E' sempre stata la più debole. costretta a giocare nella stessa città di Arsenal  e Chelsea, oggetto di battute. Gioca nella League One, la nostra serie C. I suoi tifosi hanno organizzato una colletta per consentirle di acquistare l'asso brasialiano Ronaldo. L'impresa è piuttosto ardua, si tratta di raccogliere sui 20 milioni di sterline, oltre 28 milioni di euro. Loro si dicono sicuri di riuscirci. Probabilmente se la cifra fosse raggiunta, qualcuno scandalizzato potrebbe dire "è un dovere morale impedire che un campione come Ronaldo giochi in serie C, è avvilente, poveretto, bisogna impedirlo, nè va del suo onore." Io al contrario penso che sia un dovere morale non spendere tale somma raccolta con sacrificio per un calciatore. Questi "campioni"  potrebbero vedere  come un abbassamento della loro carriera militare in una squadra che pur dimostrando attaccamento  nei loro confronti non milita nella massima divisione. Penso sia meglio la seconda soluzione, se non raggiungessero la cifra dicono "Ci consulteremo per capire come sarà meglio spendere i soldi raccolti: se comperando un bellissimo minibus per le giovanili oppure per avere delle torte di mela calde gratis per i giorni delle partite…”.

giovedì 27 luglio 2006

Niente di nuovo sul fronte ciclismo

Landis vincitore del Tour de France, incoronato domenica scorsa a Parigi, è risultato positivo ai controlli antidoping.  La notizia arriva prima che sia stato possibile affezionarsi a questo corridore poco famoso che ha vinto un tour nel quale mancavano le stelle. Positivo a due ormoni maschili proibiti e irreperibile. I controlli dopo la 17° tappa, quella del suo arrivo in solitaria al traguardo, Ho parlato di questa "impresa" nel post uno sport epico.


Doveva essere la corsa delle sorprese, quella emozionante dove era impossibile fare previsioni. Ogni giorno la maglia gialla cambiava di padrone. Così i giornalisti presentevano la Gran Boucle 2006 decantandone le qualità. In realtà è stata una corsa come un'altra, cambiano i ciclisti non cambiano le sorprese purtroppo. Chi segue questo sport si è dovuto suo malgrado abituare a gente che dei viaggi dalle stelle alle stalle ha fatto una carriera. Si qualcuno pulito, c'è.  Solo che è difficile individuarlo, si teme di fidarsi troppo e allora non ci si fida affato però la gara si guarda lo stesso, perchè il ciclismo è bello. Una delle più riuscite metafore della vita. Si spera sempre che sia la volta buona, che vinca quel ciclista vero che ha costruito la carriera solo con allenamenti e fatica senza quegli aiuti chimici che ne comprettono la salute. Si spera ma con distacco perchè di delusioni non se ne ha più voglia.

l'Indulto approda in Senato

Una mano lava l'altra e due lavano il viso.


Oggi è stata approvato il provvedimento di indulto alla Camera. 460 voti a favore, 94 contro, 18 astenuti. Incluso nell'emendamento il voto di scambio politico mafioso. Di Pietro, protagonista di una seria mobilitazione contro questa iniziativa, dichiara che intende pubblicare i nomi dei parlamentari che hanno votato a favore. Bertinotti presidente della Camera ritiene l'idea di Di Pietro «Deplorevole  perchè interviene sulle libere scelte dei deputati che sono tutte egualmente morali». Di Pietro ribatte dicendo che vuole credere ci sia stato un equivoco e non si compia una censura sul voto parlamentare che è pubblico. Mi chiedo dove stia il problema. Essendo le scelte dei deputati "egualmente morali" il renderle note non danneggia nessuno e può consentire ai cittadini italiani di comprendere meglio il  modo di agire e pensare dei deputati. Quest anno risulta più utile che in altre occasioni. Con la riforma elettorale è stata tolta ai cittadini la possibilià di votare i loro rappresentanti in Parlamento. Si sono dovuti accontentare di scegliere un partito. Perchè non dare quindi questa prova di trasparenza in fondo i parlamentari hanno tutti operato per il bene del paese con la loro scelta o no?


Intanto il provvedimento passa al Senato dove dovrà ottenere il consenso dei 2/3. Si auspica che l'indulto passi entro sabato così da consentire ai parlamentari di iniziare le loro vacanze.  Niente riflessioni quindi e idee chiare per pentirsi ci sara tempo dopo.

mercoledì 26 luglio 2006

L'amante pura

E' un film del 1958. Protagonisti Alan Delon e Romy Schneider. E' un film ammantato di malinconia. Ambientato a Vienna, inizio '900, Franz giovane tenente dei dragoni vuole interrompere la relazione con una baronessa sposata. Incontra Cristine, una giovane ragazza senza dote che aspira a diventare cantante. E' amore. Prima per gioco poi vero, intenso in grado di far perdere il senso della realtà. Mille progetti in testa, voglia di realizzarli. Guardano al futuro senza farsi domande, senza chiedere.  Franz vuole sposare la sua Cristine. Lei, innamorata sa non poter amare nessun altro così. La baronessa torna a Vienna dopo un  viaggio con il marito. Franz deve dirle la verità, interrompere quella relazione. Va a casa della donna. Si consuma l'addio, scambio delle reciproche lettere, dispiacere dell'amante, speranza di Franz di poter iniziare una nuova vita. Si separano. Il marito giunge a casa poco dopo. Sospetta di essere tradito, un amico gli ha detto di far attenzione a Franz, giovane rampollo a qui aveva accordato fiducia. Nel secretaire della moglie trova una chiave. Si dirige a casa del giovane tenente per fugare i suoi dubbi, è la chiave del suo appartamento. Il destino è segnato: duello. Anche se lui divorzia dalla moglie, anche se Franz ha interrotto la relazione. Così si lava l'onore, nel sangue. Un'amico di Franz la definisce un'idea stupida "espressa con linguaggio da lavandaia. I duellanti a distanza di 20 passi, il primo colpo spetta all'offeso. Un'esecuzione. L'amico di Franz si dimette dall'esercito. non condivide queste regole. Franz non dice a Cristine la verità. Va  a trovarla a casa. Afferma di dover partire per qualche giorno, non può fare progetti per il futuro. Cristine sente che strano, sospetta qualcosa ma non capisce. E' felice perche' ha avuto una parte debutterà di lì a poche settimane. Franz sembra volersi imprimere tutto nella memoria, gioiere, assaporare ogni distante. Sa che per lui non ci sarà futuro, gli manca il coraggio di dirlo a Cristine.Il giorno dopo all'alba, il duello.  Due amici sono in prossimità del luogo dove si incontrano i due duellanti. Il primo colpo. Aspettano il secondo, quello di Franz, non arriva, non arriva. Capiscono. E' morto. Ora bisogna dirlo a Cristine, comunicano al padre la notizia così che lo dica lui alla ragazza. Cristine è raggelata, le chiedono se vuole andare a vederlo. Lei annuisce. Poi va sul balcone, dove tante volte ha visto passare il suo Franz durante la sfilata dei dragoni. Si sporge, è la fine. Il film si conclude così. Le voci dei due innamorati si giurano quell'amore che non hanno potuto darsi in vita. Il cappello di lui e quello di lei su un tavolino, la musica di sottofondo.

martedì 25 luglio 2006

Andrea Doria

L' Andrea Doria era la nave vanto della marina italiana, riposa in fondo al mare da ormai cinquanta anni. Il solo citarla fa tornare alla memoria la sua tragica fine.  Nel 1956 in rotta per New York, il 25  luglio era in prossimità delle coste americane. Da qualche ora la nave italiana attraversava un fitto banco di nebbia.  Alle 23,22  fu speronata dal transatlantico Stockholm. La prua della nave svedese era rinforzata, fungeva anche da rompi ghiaccio. Il destino della nave italiana fu segnato. Lo speronamento dello Stockholm  causò uno squarcio lungo quasi tutta la fiancata dell'Adrea Doria che  affondò dopo circa 11 ore. 46 del 1706 passeggeri della nave italiana morirono al momento della collisione insieme a 5 membri dell'equipaggio dello Stockholm. Una bambina di 4 anni si ferì mortalmente durante le operazioni di soccorso. Gli altri passeggeri furono salvati, trasportati sulla nave svedese e sulla SS Ile de France transatlantico che raccolse il segnale di SS lanciato dall'Andrea Doria.


L'equipaggio italiano rimane nel cuore e nel ricordo dei superstiti. Ricordano con commozione quanto l'equipaggio si impegnò nel salvare i passeggeri e nel rallentare l'affondamento della nave. Il Capitano Piero Calamai  dimostrò coraggio e sangue freddo nel prendere le decisioni cruciali. Voleva affondare con la nave. Solo su insistenza dei suoi ufficiali salì sull'ultima scialuppa. Venne fatta dall'equipaggio svedese una campagna per attribuire le responsabilità all'equipaggio italiano. Si aprì un processo che si concluse senza attribuzioni di responsabilità. Ci fu un accordo extragiudiziale. Le due navi pagarono insieme il risarcimento alle vittime. Pagarono, ognuna i suoi danni. La Stockholm 2 milioni di dollari, l'Andrea Doria ebbe oltre 30 milioni di danni.


Negli anni '70 furono chiarite, le cause del disastro. Si devono ricondurre all'inesperienza dell'ufficiale svedese nel leggere il radar. Non fu in grado di misurare correttamente le distanze tra le due navi, l'ambiente poco illuminato nel quale si trovava il radar contribuì all'errore, mai riconosciuto dall'ufficiale. Alcuni esperti dissero che una lampadina nella cabina del radar avrebbe potuto evitare la collisione. I membri dell'equipaggio italiano tacciati di codardia subirono un rallentamento e spesso un arresto della loro carriera. Così accadde per Calamai che morì negli anni 70 senza aver potuto riprendere il comando di una nave.


L'Andrea Doria  si inabisso alle 10,09 del 26 luglio a circa 75 metri di profondità. Diventò l'Everest dei sub, difficile da raggiungere e pericoloso per la presenza di squali. 14 persone sono morte nel compiere questa impresa. Molti continuano a tentare ancora oggi. Alcuni relitti pezzi della nave furono restituiti dal mare il giorno successivo al naufragio. Diversi piatti di porcellana furono recuperate nel corso di queste missioni. Nel 1984 fu aperta la cassaforte, vuota o quasi. L'Andrea Doria e il suo mito rimangono in fondo al mare.


Grazie per la Home page

sabato 22 luglio 2006

Mi hai tradito. Ti distruggo!

Emily è una giovane donna americana, abita a New York. Inizia a sospettare riguardo la fedeltà  marito. Lo fa seguire da un investigatore privato. I sospetti sono fondati, il  marito la tradisce. L'investigatore riprende un suo incontro clandestino con l'amante. Emily non si perde d'animo  e decide di punirlo in maniera plateale. Affitta un enorme cartellone di fronte all'ufficio del marito, riempie lo spazio con insulti e la richiesta di divorzio. Tapezza New York con le fotografie del marito. Il gesto piu plateale, inserire in uno spazio pubblicitario a Trafalgar Square, una lettera aperta nella quale rinnova gli insulti e comunica di aver finananziate queste iniziative contro lui attingendo soldi al loro conto comune. Circa 56.000 dollari spesi per far diventare la vita del conserte fedifrago un inferno.  E pensare che le prime persone ad aver visto questi cartelli pensavano si trattasse di una campagna pubblicitaria di cattivo gusto. Emily e Steven esistono davvero. La vicenda  ha attirato l'attenzione dei media americani. La donna ha aperto un blog nel quale racconta quanto ha fatto e sta facendo per vendicarsi del marito. Cambiare le serrature di casa, regalare pezzo per pezzo una preziosa collezione del marito sono solo alcuni dei gesti messi in pratica per raggiungere il suo scopo. Si è spinta anche verso forme più sottili di tortura. Seduta davanti al computer ha venduto tutti i giocatori della squadra virtuale di baseball di Steven. I visitatori del blog sono in aumento, molte donne hanno inviato messaggi di solidarietà. I cartelli si sono moltiplicati, inizia a nascere il sospetto che dietro questa dispendiosa iniziativa ci sia uno sponsor.


Di primo  acchito sentendo la notizia, ho sorriso e pensato è segno dei tempi, si rende pubblico tutto, anche questo, come se si vivesse in un onnipresente reality.  E' brutto scoprire di essere traditi da una persona a qui si vuole bene. Accorgersi dell'indifferenza con la quale ti vive accanto avvolto in bugie che te lo rendono sconosciuto. Si cerca di reagire, ma come? Esiste una maniera giusta? Se Emily è ancora innamorata certo questo non l'aiuta a riconquistare Steven. Se invece l'amore è finito perchè non spendere i soldi per fare un bel viaggio, ricostruirsi una vita e un pò di serenità? Sta dando troppa importanza a quella persona. Mi rendo conto che queste idee sono espresse senza tenere conto dell'elemento irrazionale che fa parte dell'amore.  Il mettere in pasto a sconosciuti la propria sofferenza può andar bene per far soldi  ma serve sul serio per guarire le ferite dell'anima? Non credo. Non quando le ferite sono vere e dolorose.


venerdì 21 luglio 2006

Zidane-Materazzi vince la violenza

Credo che la sentenza si commenti da sola.  "Così è se vi pare" mi viene in mente questa frase di Pirandello mentre provo a comprendere le motivazioni di una scelta che costituisce un pericoloso precendente fatta, per salvare un calciatore famoso, senza tener conto dei valori che il calcio dovrebbe trasmettere. Materazzi ha sbagliato a parlare così. Zidane dimentica l'autocontrollo e si dimostra arrogante. Questa è  solo la mia impressione.  Il presidente della federazione calcio francese si dice soddisfatto verdetto " intelligente, misurato e ragionevole"


   Provo a prendere questa decisione con ironia e segnalo una canzone italiana che potrebbe diventare la hit dell'estate. L'ho sentita sul sito  tgcom: http://www.tgcom.mediaset.it/


mms://video.jumpy.it/tgcom/audio/C_0_audio_6_fileaudio.wma


Le capocciate


Dei nostri nè è caduto uno


voi siete caduti tutti


Le capocciate, ricordati Zidane non vanno date


Le capocciate, il titolo del mondo son costate


Materazzi fai festa


fai la festa più bella


puoi invitare Zidane, se viene con sua sorella


la festa più bella sarà


In Italia c'è festa


4 anni di gioia...

giovedì 20 luglio 2006

Uno sport epico

0j2pfq8f280x190 Al Tour de France diversi generali non sono partiti. Alcuni soldati sono stati promossi sul campo. Le strategie delle squadre così sono state rivoluzionate. E' stato un tour sorprendente, con nomi non sempre noti tra i protagonisti. I dubbi, i sospetti sono stati messi per il momento da parte. L'impressione di maggiore freschezza è acuita dal fatto che la Grand Boucle aveva vissuto per 6 anni il regno incostrastato di Lance il texano, personaggio che poco lasciava agli avversari e ancora meno alle sorprese.


Nel ciclismo è importante avere una squadra forte ma non  sufficente. Ariva il momento nel quale il campione si trova solo davanti all'impresa. Serve un suo guizzo, la sua determinazione per farne un vincitore di tappe e di corse. Quando inizia la salita, può arrivare il momento, quel momento che tutti i ciclisti temono: il blocco. Ci si rendo conto di non riuscire più a salire, i pedali sembrano fermi, il corridore pigia le gambe su e giù come stantuffi un pò ammaccati e si muove poco. La faccia si blocca in una smorfia di fatica. Gli avversari gli sfilano davanti. Aveva resistito fino a quel momento, si accorge che non è bastato. I km da percorrere sono ancora tanti, troppi. I tifosi colgono il disagio di questo ciclista in difficoltà. Lo sostengono con particolare affetto ma spesso questo non basta. Sale con il suo passo. cercando di limitare danni che diventano consistenti. I minuti si accumulano, fino a che si intravede il traguardo. la corsa è finita, spesso anche i sogni. Questa l'impressione suscitata dalla maglia gialla Landis, protagonista in negativo della  16° tappa con arrivo a La Toussuire. Dominatore di quella giornata  Mickael Rasmussen. Scattato dopo pochi chilometri è rimasto da solo al comando fino al traguardo. Landis è crollato sull'ultima salita,  ha ridato la maglia a Pereiro dopo averla sfilata allo stesso corridore il giorno prima. Sono piovute critiche sul corridore americano ritenuto il candidato più autorevole alla vittoria finale e uscito in maniera inaspettata dalla classifica che conta. Le sorprese però sono in agguato.


La 17° tappa è  segnata dall'impresa dello stesso  Landis. Si è ripreso alla grande dalla crisi del giorno prima causata dal non aver gestito bene il consumo di acqua.  Il ciclista scatta a 130 km dal traguardo, va a riprendere un gruppetto in fuga e riparte da solo, verso il traguardo. Virtuale maglia gialla per un tratto, non viene recuperato. Floys Landis pedala con tenacia e rabbia, si porta dietro la voglia di dimostrare quanto vale e risponde così alle critiche. Discese seguono a salite, fino alla rampa finale 500 metri che lo porta dritto alla vittoria. Non resta che aspettare il responso del cronometro. E' terzo, a 30 secondi dalla maglia gialla Pereiro. Sastre buon secondo. Sabato una cronometro di 56 km assegnerà la maglia al vincitore. I giochi sono aperti. Landis sembra il favorito, risulta  difficile fare pronostici. Che vinca il migliore!


Martedì la corsa era arrivata sulle Alpi. All' Alpes D'Huez il primo arrivo, taglia il traguardo Schleck seguito da Cunego che dimostra una buona condizione e coraggio anche nelle tappe successive. L'Alpes D'Huez è una salita leggendaria. Lance Amstrong l'ha definita una salita mistica. E'  eterna, 21  tornanti. Ognuno dedicano a un vincitore. Per Coppi il 21° il più basso, 7° e 6° per Bugno, 4° per Conti, il 2° per Pantani  , per  Guerini il 1°. Solo citando gli italiani. Il Pirata è stato il più veloce di sempre a scalare quella montagna. Ha impiegato 37 minuti e 35 secondi,  nel 1997, fu  anche vincitore di tappa.


Alpes D'Huez, Galibier, Telegraphe, Croix de Fer, Col de Joux Plane sono nomi di vette entrate nella storia del ciclismo, le sento pronunciare e mi sembra di tornare indietro nel tempo, ai primi Tour che seguivo nel 1997, 1998. I giorni delle tappe di montagna mi sedevo in salotto davanti alla tv e vivevo la corsa. La voce dei commentatori a presentare il percorso, i corridori, le possibili strategie. Il rumore degli elicotteri impegnati nelle riprese dall'alto, la natura degna cornice della gara. I tifosi ai bordi delle strade sostenevano i loro beniamini. Le scritte sull'asfalto piccole e grandi erano in favore di questo o quel corridore. Un uomo vestito da diavolo, con il tridente in mano seguiva per un tratto i ciclisti, correndo, piccola immagine di folklore. Il protagonistia di quei pomeriggi era Marco Pantani. Sono trascorsi diversi anni, tante cose sono cambiate eppure in questi giorni mi è sembrato di rivivere le emozioni di allora. In fondo è normale, credo. I grandi ciclisti che sono passati su quelle montagne, hanno vinto lì le loro tappe, è come se avessero lasciato un segno, un impronta. Ogni volta che il Tour ripassa da quelle parti le loro imprese rivivono attraverso il racconto dei giornalisti, i ricordi degli appassionati.


Alpes D'Huez, Galibier, Telegraphe, Croix de Fer, Col de Joux Plane tanti ricordi e un pò di nostalgia.


Grazie per la Home page!

mercoledì 19 luglio 2006

Se lo stato sta a guardare è ancora democrazia?

In Olanda è stato creato, da Ad Ven den Berg, il Pnvd "Partito di Amore del prossimo, libertà e diversità". Un nome che dice poco riguardo il programma di una compagine che può contare su 1000 iscritti. Nel  programma hanno inserito la legalizzazione della pedo-pornografia e l'impunibilità degli adulti che hanno rapporti sessuali con bambini di appena 12 anni, salvo solo i casi in cui si dimostrino abusi e violenze.  Questo partito è conosciuto comunemente come partito dei pedofili. Un tribunale olandese l'ha autorizzato a partecipare alle elezioni che si terranno il 22 novembre prossimo. Una serie di associazioni che si battono contro la pedofilia aveva chiesto di impedirne l'attività e dichiarare illegale l'atto costitutivo.


I giudici hanno motivato la sentenza con la volontà di garantire la massima libertà di espressione. Si lascia ai cittadini il compito di valutare le ragioni di questo e degli altri partiti. Quindi secondo i giudici il Pnvd ha lo stesso diritto a esistere di ogni altro partito politico. "Non incita alla violazione della legge, ma propone di cambiarla". La notizia è stata accolta con molta preoccupazione dalle associazioni che combattono la pedofilia,  don Noto fondatore di Meter afferma che "La decisione olandese offre a tutti i pedofili del mondo lo stimolo a continuare imperterriti nelle loro violenze".


La notizia fa orrore, viene messa in dubbio l'inviolabilità dell'infanzia. Sessantamila voti consentirebbero al partito di portare un suo rappresentante in parlamento. Spero di cuore, che quell'85% di olandesi nettamente contrario alle idee del partito possa impedire questo scempio della democrazia. E' in gioco la difesa dei bambini, di quell'innocenza che già troppe volte è stata calpestata. I bambini, vittime di questo programma non potranno esprimere il loro voto contro un  partito dell'orrore che non è stato bloccato dai giudici. E' sconvolgente. Non ci sono parole eppure a me ne vengono tante, troppe. Rivolte al partito che non dovrebbe esistere ma anche ai giudici. In nome della libertà di espressione non si può consentire tutto. Non si può tentare di coprire con questa coperta la violenza, il razzismo l'odio. La condanna in uno stato democratico deve essere netta e forte. Una decisione di questo tipo può dare avvio alla creazione di partiti dei ladri, degli assassini, degli stupratori che in base a quanto follemente detto dai giudici non inciterebbero alla violazione della legge ma proporrebbero  solamente di cambiarla. Assurdo. La Dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1948 non è  giuridicamente vincolante ma  è comunque un codice etico, è il primo documento a sancire universalmente i diritti che spettano all'essere umano. Nel preambolo afferma "è indispensabile che i diritti dell'uomo siano protetti da norme giuridiche, se si vuole evitare che l'uomo sia costretto a ricorrere, come ultima istanza, alla ribellione contro la tirannia e l'oppressione;" nell'art. 3 si afferma che "Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona".


Il tribunale olandese in nome di un concetto falsato di libertà  va a compromettere la libertà dei bambini. Si è lavato le mani non prendendosi la responsabilità di tutelarli  e difendere i loro diritti, ha scaricato  la responsabilità sui cittadini. Lo Stato in questo caso perde il suo ruolo e non difende parte della sua popolazione. E' una situzione che non può essere accettata.


Ho letto la notizia su


http://www.tgcom.mediaset.it/mondo/articoli/articolo319499.shtml

lunedì 17 luglio 2006

La vita è ciò che abbiamo

Forrest Gump in una battuta, diventata celebre, diceva "La vita è come una scatola di cioccolatini non sai mai quello che ti capita". Credo che abbia ragione. La vita è imprevisto, sorpresa. Un gioco che sa essere crudele ma anche donarti delle gioie inaspettate. E' quella speranza che ti accompagna  e ti da la spinta quando sei in difficoltà. Ti fa credere che ci sarà un giorno migliore anche se ti sembra lontano. La vita è questo e molto altro. Regole da rispettare, persone da amare, un filo da seguire e molte cose da capire. Mi sono  resa conto che un "modo"  per viverla più serenamente sta in un libro un pò zuccheroso che mi piaceva leggere da bambina: Pollyanna. La protagonista  è una ragazzina fiduciosa nella vita e nella gente  con un'eterna voglia di chiacchierare. Orfana, è costretta a trasferirsi, va a  a vivere con una zia che la accoglie solo per senso del dovere. Pollyanna irrompe con la sua allegria e voglia di vivere in mezzo alle regole imposte da zia Polly, opera un cambiamento nelle persone che la circondano facendo intravedere loro il buono della vita. Tutto parte da un gioco "il gioco della felicità". Il padre, reverendo molto povero lo aveva insegnato alla figlia. Vivevano in una missione dove avevano pochi pezzi. Pollyanna desiderava una bambola. Quando arrivò  il pacco delle signore della carità, lo aprì sperando di trovarla, rimase delusa quando vide un paio di stampelle. Il padre per distrarre la bambina le raccontò del gioco. Si trattava di trovare qualcosa di bello nelle cose brutte che capitavano loro . Più la cosa era brutta più diventava difficile trovare un aspetto positivo e maggiore era la soddisfazione quando si riusciva. Le disse che potevano provare a giocarci. I due iniziarono a pensare. Non era facile. Come può essere felice una bambina che vuole una bambola e riceve un paio di stampelle? Alla fine un motivo di felicità lo trovarono: -Non avere bisogno delle stampelle, poter correre e saltare. Il sorriso era tornato. Quando Pollyanna spiegava questo gioco, alle persone che incontrava, queste la guardavano con un misto di compatimento e rabbia. Iniziavano a spiegarle il problema che le angustiava e rendeva infelici. Lei prometteva di pensarci su  e dir loro  un motivo per essere contenti. A poco, a poco l'intera cittadina iniziò a giocare e quando Pollyanna subì un brutto incidente si strinserò intorno a lei per aiutarla a ritrovare la gioia di vivere.


Nella sua semplicità questo "gioco", un modo di vedere le cose, potrebbe essere applicato anche alla realtà. Quando ci si scontra con un problema, una situazione che fa soffrire. Il riuscire a trovare un lato positivo in quello che si può fare, in quello che si ha a disposizione, può dare soddisfazioni insperate. In fondo il segreto non è avere tutto, è piuttosto apprezzare quello che si ha e si può avere. Nulla è scontanto e nulla dovuto, così riuscire ad apprezzare le piccole grandi gioie quotidiane può essere un modo per ritrovare la serenità. 

domenica 16 luglio 2006

Diana: l'ultimo abuso.

Il settimanale Chi ha pubblicato la foto di Diana morente, poco dopo l'incidente sotto il ponte dell'Almà ormai 9 anni fa. Nel Regno Unito si è levata un'ondata di critiche verso una scelta che sembra dettata solo dalla voglia di vendere più copie.   Mohammed Al Fayed padre di Dodi, fidanzato di Diana, altra vittima  dell'incidente è rattristato e furioso per questa scelta che non tiene in considerazione i sentimenti di chi ha amato ed è stato vicino a Diana Spencer. I giornali inglesi deplorano il comportamento tenuto dal settimanale italiano. William e Henry figli di Diana si dicono profondamante addolorati per le foto e si appellano ai media del mondo perchè capiscano che la pubblicazione di questo materiale li ferisce, cosè come ferisce il loro padre, la famiglia e le persone che hanno voluto bene a Diana.


Il direttore di Chi  rivendica il diritto di cronaca. Le cause dell'incidente del 1997 non sono mai state chiarite con certezza. Il direttore si dice sorpreso di ricevere critiche da parte dei settimanali che avevano dato avvio al tipo di "giornalismo" applicato dal suo settimanale.


Io mi chiedo perchè? Perchè mettere le foto di una persona morente in mezzo a gossip,  resoconti degli amori, delle vacanze dei vip. Cosa spiega, che aiuto da a chiarire quanto accaduto o a conoscere meglio la persona? Dove sono la pietà, la compassione che dovrebbero far stendere un velo su queste immagini? Mi sembra tristemente normale che dei figli siano addolorati per queste immagini date in pasto alla stampa. Perchè non tenerlo in considerazione? I magazine inglesi criticano, la risposta che si coglie dal settimanale italiano è voi fate male, noi seguiamo il vostro esempio. Si, perchè pensare per una volta di dare il buon esempio, di dire stop alla mercificazione del dolore appare un utopia quando si parla di copie vendute. Quindi si prendono le foto, si mostrano rivendicando il diritto di cronaca, diritto adattabile a ogni occasione e ogni pretesto. E  avanti immergendo il tutto nell'ipocrisia. Manca l'onestà di dire -Si, l'abbiam fatto per soldi. Il dolore non ci spaventa, sappiamo come usarlo, anche la morte può far vendere, il resto non ci interessa.


Mi dispiace, mi sembra inumano.


venerdì 14 luglio 2006

Juve sono con te

Qualcuno stasera avrà tirato un bel sospiro di sollievo. La Juve condannata alla B. Ora si può ripartire, i problemi sono  risolti. La giustizia italiana ha dato prova della sua capacità. E' durato meno il dibattimento della camera di consiglio. I difensori hanno solo 3 giorni per ricorrere. Il dispositivo non è ancora stato messo a disposizione degli avvocati. Non è giusto.  Un ministro a chi gli a chiesto se era possibile far giocare dei campioni mondiali in serie C ha detto che i giocatori non sono accusati, possono cambiare squadra.  Si perchè l'attaccamento alla maglia, il senso dell'onore, i valori per alcuni non sono importanti, i soldi sanano tutti i mali. La barca è in difficoltà, scappate non preoccupatevi, vi hanno stipendiato, hanno tifato per voi, condiviso con voi vittorie e sconfitte, non avete obblighi non giratevi indietro.


E' dal 1994 che seguo Alessandro Del Piero sono felice e orgogliosa che sia una bandiera della Juventus,  lo ringrazio perchè ha deciso di rimanere. Spero che altri seguano il suo esempio e dimostrino l'attaccamento a una società che non merita la retrocessione. Il mio amore per la juve non è cambiato , la squadra può contare su milioni di tifosi. L'amore è più forte dell'odio di chi gioisce per questa sentenza.

La Francia rivoluziona la Rivoluzione

Oggi, 14 luglio si celebra la presa della Bastiglia e l'inizio della Rivoluzione del 1789. Chissa se ha sfiorato la mente di qualche francese l'idea di aggiornare un pò concetti quali Libertà, Fraternità e Uguaglianza ormai vecchi e un pò superati. In particolare uguaglianza, esiste? Perchè non dire "Tutti gli uomini sono uguali ma esistono uomini più uguali degli altri" dando così ragione a George Orwell? Per chi non fosse in grado di capire questa "evoluzione" si potrebbe fare un rimando tipo vedi il caso Zidane


Normalmente un giocatore che sporca una finale mondiale con una testata riceve dure critiche. Zidane no. Bekembauer si è affrettato a dire che se ha fatto quel che ha fatto è stato sicuramente provocato. Blatter, presidente Fifa ha ritenuto giusto andarlo a consolare negli spogliatoi mancando così al dovere istituzionale di consegnare la coppa ai vincitori. I giornalisti lo hanno acclamato miglior giocatore del mondiale.


La Francia si è dimostrata pronta nel recepire il messaggio dei vertici del calcio. Qualche tenue critica sui giornali lunedì e poi folla acclamante per il suo campione. Chirac magistralmente cavalca l'onda popolare lodando il calciatore e proponendo un riconoscimento. I giornali si allineano. Solo le Figaro  esce dal coro spingendosi a dire che Zidane non è un Dio, che ha sbagliato (addirittura) e che è giusto dirlo (forse non troppo forte). Monsieur Zizou rimane in silenzio 3 giorni. Le ipotesi si accavallano, i giornalisti si lanciano nel tentativo di interpretare la sua conversazione con Materazzi. Gli ha detto che è un terrorista. No, Materazzi smentisce. Accuse razziste. Smentite da Thuram. Gli ha chiesto di giocare nell'Inter. Si prova a prenderla sul ridere. Un giornale finlandese prende la cosa sul serio e consiglia a Zizou di mettersi in cura. Mercoledì Zizou rilascia un'intervista esclusiva a Canal Plus. Si scusa con i  telespettatori, con i bambini. Non è pentito, Il giocatore dice che pentirsi equivale a dar ragione a Materazzi. Si è sentito toccare in aspetti molto personali e l'essere provocato giustifica il suo gesto. La Fifa ha aperto un inchiesta con l'intento di fare chiarezza.


La democrazia nel calcio non esiste. Totti e De Rossi per uno sputo e una gomitata sono stati giustamente condannati e biasimati ma se si ha la maglia e gli sponsor giusti si è propensi a chiudere un occhio. Credo sia giusto stabilire cosa ha detto Materazzi a Zidane e se necessario punirlo.


Al di là del senso di ingiustizia che trapela dalla situazione ciò che mi preoccupa è che si sta lanciando un messaggio sbagliato del tipo se si è insultati è giusto reagire con la violenza. Non si usa il cervello. Per rispondere basta la testa. Il dialogo, la comprensione, la capacità di auto-controllo vengono messe da parte in nome di un senso dell'onore incomprensibile alla luce della violenza che comporta. Zidane avrebbe dovuto resistere alla provocazione e per questo mi ha deluso. Quanto fatto e soprattutto detto mercoledì a freddo si scontra con l'immagine positiva che ho di lui. Quindi per finire questo lungo post, finita la festa, in Francia, sarebbe una buona cosa usare la testa  per fare un pò di sana auto-critica sull'atteggiamento tenuto in questa situazione. La violenza non ha scusanti e il primo a essersi messo dalla parte del torto è Zizou.

giovedì 13 luglio 2006

La paura non ha confini

Israeliani e libanesi hanno qualcosa in comune: la paura. Si, la paura quella che spinge i libanesi a fare lunghe code davanti ai panettieri e ai benzinai temendo di essere messi in isolamento e che inizino a scarseggiare i beni primari. Una paura condivisa con 300.000 abitanti dell'Alta Galilea costretti a nascondersi nei rifugi per non essere colpiti dai missili degli Hezbollah libanesi. Il lutto li accomuna, i morti, tanti, troppi periti a cause delle azioni di oggi. Nemmeno i bambini sono stati risparmiati. L'azione israeliana è stata compiuta per rispondere agli Hezbollah libanesi che avevano ucciso 8 soldati di Israele e ne avevano catturati 2. Oggi prima l'aeroporto di Beirut poi l'Alta Galilea. Prima i raid israeliani poi i missili degli Hezbollah. Violenza si somma alla violenza. Israele sembra non volersi fermare fino a che non si vedrà restituire i suoi soldati. Il Libano chiede un cessate il fuoco. L'ONU, bloccato da veti e pareri discordanti cerca una soluzione che sembra per ora lontana.


La guerra è figlia dei nostri errori


e madre delle nostre paure



Grazie per aver segnalato il post

L'Italia è una repubblica fondata... sul pallone?

Si, lo so è un esagerazione. Una sensazione seguendo i mezzi di informazione in questi giorni. Si è detto che grazie alla vittoria del Mondiale l'economia italiana potrebbe ottenere un bel rilancio.


Per qualche giorno, la vittoria azzurra aveva fatto passare in secondo piano lo scandalo del calcio. Ora  si è tornati alle divisioni, all'attesa della sentenza. Si accavallano le previsioni, ipotesi che toccano le diverse gradazioni poste tra assoluzione e colpevolezza


Un ministro ha detto che la credibilità della giustizia in Italia dipenderà dalla sentenza che si pronuncerà a Roma, come se non ci fossero questioni più serie sulle quali misurare lo stato del sistema giudiziario. Riguardo questo processo è stato introdotto un nuovo concetto. Le sentenze hanno una data di scadenza. Si, come il latte: "Da pronunciarsi preferibilmente entro..". Altrimenti non ci serve grazie. Guido Rossi, commissario straordinario della Figc, afferma che si baseranno  sulla sentenza di 1° grado per l'iscrizione delle squadre nelle coppe europee, se quella di 2° grado non arriverà in tempo. E se la seconda sarà diversa dalla prima? Mi chiedo io come si farà, cambiamento in corsa o chi primo è salvato meglio è sistemato?


Intanto con la fine del mondiale gli italiani da allenatori si sono trasformati in giudici, in grado di sfornare la loro sentenza bella e pronta. Neanche i politici si sono sottratti aggiungendo confusione alla confusione. Ognuno indica le linee che dovrebbe seguire la sentenza per essere giusta come se ipotesi contrarie alla loro idea fossero  non giuste o semplicemente ridicole. Da un lato si dice che la situazione è grave dall'altro, non si ha tempo, voglia di fare un processo che tenga conto della complessa documentazione da analizzare. Fare confronti tra le intercettazioni e le immagini delle partite per capire quali sono state falsate e quali sono solo macchiate dalle  parole degli intercettati, richiede tempo. Quindi vite, vite. Il tempo stringe è questo l'unico problema.  Serve una sentenza. 

martedì 11 luglio 2006

VOGLIO UN PAPPAGALLO - Mattew Smith: il p(r)ezzo della vita di un uomo

Venerdì sera stavo facendo una passeggiata, in centro, a Torino. Erano da poco passate le 22, da Piazza Castello mi sono mossa verso Palazzo Reale. L'aria era fresca. Ho pensato di passare dove il Duomo. Faccio per andare in quella direzione, giro l'angolo e mi trovo di fronte a uno spettacolo suggestivo. Le ombre della sera erano ormai scese sulla città. Un ragazzo siede davanti a un muro. La scenografia è essenziale: la sedia, un attaccapanni su cui è posto un vestito, 4 riflettori puntati sull'attore. intorno  un piccolo pubblico seduto su dei cuscini posti sulla piazza. Mi fermo affascinata per sentire la storia di Mattew Smith un giovane orfano perseguitato dal sogno della madre e del nonno, di un libro di cui non riesce a leggere il titolo. Le persone che lo adottano vorrebbero farlo smettere di sognare. Lui fugge e inizia una nuova vita in America. Lo accoglie una ricca famiglia, diventa amico di Vincent. Si rende conto che cantando "Voglio un pappagallo, voglio solo un pappagallo da tenere sulla spalla che mi sia da testimon" può ottenere tutto quello che vuole. Diventa il leit-motiv della serata questa canzone a cui ogni volta Matthew aggiunge una strofa. La vita del ragazzo diventa difficile quando si trova, per una serie di coincidenze, a dover fuggire.Colpevole? Per molti si è colpevole. Prossima tappa Torino e il Piemonte, qui Matthew tra passato e presente cercherà risposte su chi gli sta intorno, su quel sogno mai finito.  Fino a che per capire si dovrà di nuovo spostare vivendo così un finale sorprendente.


Lo spettacolo è fatto anche di ombre e luci, proiettate sul muro. E' bello, dura 1 ora e ti tiene incollata sul posto con la voglia di sapere come andrà a finire. Una storia surreale, misteriosa e quasi fosca  che a tratti diventa rosa. L'attore cattura l'attenzione del pubblico con una recitazione coivolgente a più voci. A tratti si frappone l'intermezzo di un bambino a cui un anziano , forse lo stesso Matthew, vuole raccontare una storia e un caffè che non arriva mai a ebollizione. Sono arrivata in ritardo,ho perso i primi 10 minuti, mi è piaciuto molto lo stesso, assistere a uno spettacolo, così nel mezzo di una città, con gente che passava e sbirciava la scena incuriosita per poi proseguire la passeggiata. Mi è sembrato di fare un viaggio, per qualche minuto non essere più lì ma a New York,  conoscere i bizzarri personaggi che con pochi tratti precisi venivano descritti, tali da vederteli quasi comparire davanti mentre la notte si stendeva su Torino. Poi è giunta l'ora di tornare a casa, il sogno è finito e mi ha lasciato un bel ricordo.



Teatro Stabile di Strada Lo spettacolo è organizzato in Piazza San Giovanni, di fianco al Duomo, ogni sera alle 22 fino al 17 luglio. E' possibile fare un'offerta a piacere, non obbligatoria. Info: http://www.ilbarrito.it/vogliounpappagallo.htm

Campioni

La vittoria al mondiale si vedeva negli occhi della gente, occhi un pò assonnati di chi torna alla vita quotidiana con ancora dentro le immagini della partita. Dove si è vista, con chi, come si è festeggiato su questo vertevano le conversazioni. Era la vittoria di tutti anche di chi il calcio non lo segue mai, perchè in fondo  la voglia di gioire c'è.  Camminando per la città si vedono  sventolare le bandiere tricolori sui balconi, alcune sono ancora appoggiate sulle macchine a ricordare i festeggiamenti della notte. Hanno sfilato trattori, auto e camioncini. Sono stati organizzati bagni fuori programma perchè il mondiale è il mondiale e  val bene un bagno nella fontana.


Parlando delle coincidenze nella vittoria in finale.


Ogni 12 anni andiamo in finale. I Rolling Stones a Torino l'11 luglio 1982, Mick Jagger pronosticava  3-1. Quest'anno si ripete il loro tour in Italia. Nell'oroscopo cinese è l'anno del cane. Negli anni del cane le vittorie mondiali sono state di Italia o Brasile. L'Italia ha vinto in semi finale contro la Germania nazione del Papa Benedetto XV. Nel 1982 aveva vinto contro la Polonia paese di Giovanni Paolo II. Questi alcune degli elementi indicati, nei pronostici, come beneauguranti per l'Italia.


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domenica 9 luglio 2006

Grazie Azzurri!! Grazie ragazzi!!

E' stata u0j25msbr508x240na vittoria del gruppo, bellissima e emozionante. Italia_wide1


1 GIANLUIGI BUFFON - 2 CRISTIAN ZACCARDO - 3 FABIO GROSSO - 4 DANIELE DE ROSSI - 5 FABIO CANNAVARO - 6 ANDREA BARZAGLI - 7 ALESSANDRO DEL PIERO - 8 GENNARO GATTUSO - 9 LUCA TONI - 10 FRANCESCO TOTTI - 11 ALBERTO GILARDINO - 12 ANGELO PERUZZI - 13 ALESSANDRO NESTA - 14 MARCO AMELIA - 15 VINCENZO IAQUINTA -  16 MAURO CAMORANESI - 17 SIMONE BARONE - 18 FILIPPO INZAGHI - 19 GIANLUCA ZAMBROTTA - 20 SIMONE PERROTTA - 21 ANDREA PIRLO - 22 MASSIMO ODDO - MARCO MATERAZZI  C.T. MARCELLO LIPPI, ha impiegato 21 giocatori della rosa. E' una vittoria di tutta la squadra!


L'Italia poteva contare sul sostegno del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, presente in tribuna, mi ha fatto pensare a Sandro Pertini e al trionfo di Spagna 1982. E' stata una partita lunga 120 minuti più rigori. Due tempi giocati in apnea. Primi dieci minuti al cardiopalma per l'Italia che subisce un rigore messo a segno da Zidane, un cucchiaio che sembrava non essere entrato.Poi gli Azzurri dimostrano di essere una squadra, non perdono la testa, recuperano il gioco e la fiducia in se stessi. Al 18' Materazzi autore del fallo costato il rigore si riscatta segnando un bel goal di testa su passaggio di Pirlo. Il primo tempo si chiude con una netta supremazia italiana. Il secondo tempo inizia in anticipo per Gigi Buffon che dopo pochi minuti di intervallo torna in campo a scaldarsi per non perdere la concentrazione. Si metterà presto in montra. Henry torna in campo trasformato, si propone, gioca, crea delle belle occasioni. La Francia nel secondo si dimostra più forte. Gli azzurri si difendono. Lippi fa uscire Perrotta e Totti. Entrano De Rossi, dopo i 4 turni di stop e Iaquinta. Sul finire del match dentro Alessandro Del Piero, fuori Camoranesi dolorante. Esce Vieira per infortunio, il migliore dei suoi.


Nel primo tempo supplementare l'Italia soffre e resiste, con coraggio e lucidità. Zidane sfodera un bel colpo di testa parato in maniera prodigiosa da Buffon. Domenech fa entrare Trezeguet e Wiltord, la Francia sfodera gli spettri della finale di Rotterdam, per fortuna senza esito. Al 3' minuto una scena che non avrei mai voluto vedere. Zidane a gioco lontano tira una testata nello stomaco a Materazzi. Nessuno a visto niente. Buffon attira l'attenzione dell'arbitro. Domenech, da vero gentiluomo prima insulta Buffon poi Materazzi. Zidane indifferente non si prende la responsabilità del gesto. Tramite il quarto uomo si fa chiarezza su quanto accaduto. Rosso meritano rosso a sporcare una carriera e un talento indiscusso. Da sua ammiratrice mi sono vergognata per lui e la sua arroganza. I tifosi francesi hanno iniziato a fischiare, i bleus si sono incattiviti. Fino a quel momento per me i francesi erano avversari rispettati e temuti, poi il rispetto è sceso. Sentivo che avremmo vinto comunque, non potevano, non dovevano vincere loro non lo meritavano dopo quel gesto. La vittoria era già nostra almeno nel cuore. Gli italiani vanno all'attacco, la partita si conclude. Lotteria dei calci di rigore. Bene, le emozioni sono tante, così come le  scaramanzie, la voglia di gioire, la sensazione che gli azzurri meritano la vittoria. Tanti pensieri nella testa mentre li guardo prepararsi, decidere chi si prende la responsabilità. I rigori sono tirati dove la curva francese. Inizia Pirlo RETE! pareggia Wiltord. Materazzi RETE! Trezeguet traversa. ITALIA in vantaggio. De Rossi RETE! Abidal segna. DEL PIERO  RETE!! Sagnol segna GROSSO RETE!. ITALIA CAMPIONE DEL MONDO la gioia che abbraccia un paese, il sorriso dei giocatori tornati bambini nel festeggiare sul dischetto del rigore, con le bandiere la coppa, la meravigliosa coppa da sollevare al cielo. Emozionante, che dire non ci sono parole per descrivere la gioia, questa gioia..la mia prima vittoria mondiale. ITALIA 4 VOLTE CAMPIONE DEL MONDO. Cannavaro, il capitano per primo solleva la coppa al cielo. 100 presenze e un mondiale, grande!! anche stasera a recuperare ogni pallone. Lui, Gattuso, Zambrotta, forti, una garanzia come sempre. Pirlo, Camoranesi, Toni, De Rossi, Del Piero e tutti gli altri. E' bello festeggiare, sentirsi uniti intorno alla squadra. Una bandiera tricolore che sventola dalle Alpi alla Sicilia, un filo che ci unisce nel sentirci per una volta vincenti.


"Campioni del mondo. Campioni del mondo. Campioni del mondo" Mi sembra di sentire l'eco delle parole di Nando Martellini commentatore nel 1982.  Non ho vissuta quella vittoria ma la tv l'ha fatta vedere così tante volte che è diventata anche un pò mia. Stasera si è scritta un'altra bella pagina nella storia del calcio italiano. CAMPIONI DEL MONDO.11130festa6


Scena emblematica della partita l'uscita di Zidane che passa vicino alla coppa senza poterla toccare. L'eroe che si è distrutto da solo. Beh guardiamo il lato positivo. Thuram non sapeva chi era la Juve, da stasera sa chi è l'Italia. L'Italia ha impiegato 5 bianconeri questa sera. Alla vittoria hanno contribuito anche loro: BUFFON, CANNAVARO, ZAMBROTTA, CAMORANESI, DEL PIERO.


                                                  GRAZIE AZZURRI!!


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giovedì 6 luglio 2006

Gaza





















































































I palestinesi hanno rapito un soldato israeliano il 25 giugno. Le loro richieste non sono state accolte dagli israeliani.  Lippi ieri in conferenza stampa affermava che i complimenti che più gli avevano fatto piacere erano quelli ricevuti da Gaza, dove per due ore martedì ci si era fermati per guardare la semi-finale dell'Italia. Oggi purtruppo si è tornati alla "normalità", a quella che è diventata tragica "normalità"  per gli abitanti della striscia di Gaza. Si sono contati approssmativamente 16 morti palestinesi.1 morto e un ferito il bilancio israeliano. Gli scontri sono accesi, i palestinesi hanno approntato una  resistenza piuttosto dura a piegare dai soldati israeliani. Israele e Palestina in disaccordo quasi su tutto sembrano però in sincronia quando si parla di pace. A un passo avanti di uno corrisponde un passo indietro dell'altro.  Così le distanze continuano a essere notevoli e la pace a non incontrare queste terre. L'azione di oggi è stata approntata dagli israeliani per fermare il lancio di missili palestinesi e cercare di liberare il soldato israeliano catturato a giugno, il soldato è ancora prigioniero. Mi vengono in mente le parole di De Andrè.


La Guerra di Piero

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi,
ma sono mille papaveri rossi.
«Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendan i lucci argentati,
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente.»
Così dicevi ed era d'inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve.


Fermati Piero, fermati adesso

lascia che il vento ti passi un po' addosso,
dei morti in battaglia ti porti la voce,
chi diede la vita ebbe in cambio una croce.
ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera.
E mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa di una altro colore.
Sparagli Piero, sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue,
cadere in terra e coprire il suo sangue.
«E se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire
ma il tempo a me resterà per vedere
vedere gli occhi di un uomo che muore.»
E mentre gli usi questa premura
quello si volta ti vede ha paura
ed imbracciata l'artiglieria

non ti ricambia la cortesia.


....


(Fabrizio De Andrè)

mercoledì 5 luglio 2006

Il Capello fuggito

Ieri si è celebrato il divorzio di Capello dalla Juventus. A me non resta che dire "era ora". La situazione è espressa bene in questo articolo:


http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/rubricahome.asp?ID_blog=28


Il tecnico friulano si è reso protagonista negli ultimi 2 mesi di un valzer disgustoso. L'ultima partita di campionato, la vittoria dello scudetto, Capello  mostra solidarietà alla dirigenza juventina, resterà alla juve nonostante le intercettazioni, l'inchiesta, per ripartire con forti motivazioni. Questa fedeltà alla squadra meritevole di considerazione dura qualche giorno. Il Capello pensiero (?) viene aggiornato, reinterpretato. Si, resterà alla juve se sarà in A diversamente, forse, chissà. Sono i giorni della ricostruzione. Nuova dirigenza, cambiamenti a livello di amministrazione. La juve ha bisogni di punti di riferimento come dell'aria che si respira. Pensa di puntare sull'allenatore friulano nell'esporre i  progetti societari per il futuro. Decisione poco saggia, Capello prima elegantemente poi in maniera più scocciata si defila. La Juve è una presenza scomoda, le amicizie si dimenticano in fretta quando si tratta di affari. Per sapere del rendez-vous con gli emissari madrileni si deve attingere a un rotocalco. Di qui in poi le posizioni si fanno più confuse. Un giorno alla Juve, un altro al Real con un occhio all'inchiesta   e l'altro alle elezioni per la presidenza madrilena. Forse che si, forse che no iniziano a spuntare i nuovi nomi per la panchina bianconera. Capello disponibile per la A del resto non se ne parla. Questo balletto in punta  di inchiostro si conclude ieri quando Don Fabio decide di compiere il grande passo. Apre il suo cuore al Real. La scelta è stata dura, incerto fino all'ultimo il mister lunedì ancora dava disposizioni sull'organizzazione del ritiro bianconero.


Un amico si vede nel momento del bisogno. Un comandante quando la nave è in difficoltà. Grazie a mister Capello per aver fatto risparmiare alla Juve 3,5 milioni di euro, a Madrid l'aspetta quasi il doppio. Grazie per essere rimasto uno stipendiato e non essere diventato un simbolo. La Juve e i suoi tifosi meritano simboli migliori. In questo periodo difficile la Juve aveva bisogno se non di fedeltà almeno di correttezza e onestà. Un ultimo grazie, sentito per come ha salutato i tifosi juventini. Vorrei anche io salutarla e le parole più giuste, mi sembrano prendendo spunto da La Stampa " a mai più". Ha fatto la sua scelta, niente ripensamenti, non torni indietro. Si apre una nuova pagina per la Juve. Spero sia più serena. Un nodo è stato sciolto.






Grazie per la home page!!

martedì 4 luglio 2006

Italia-Germania 2-0

Siamo in finale!!


La partita si è conclusa  da qualche minuto. Le emozioni si fanno ancora sentire, forti. 120 minuti giocati con impegno da ambo le parti. Lunga l'attesa, il match  nei  90 minuti regolamentari è stato abbastanza equilibrato anche se l'Italia si è dimostrata più pericolosa,  in un paio di occasioni è andata molto vicina al goal. Gilardino è subentrato a Toni. 1° tempo supplementare Iaquinta sostituisce Camoranesi. Primi 2 minuti scoppiettanti. La porta tedesca dà l'impressione di essere minuscola. Gilardino porta avanti il pallone, lo difende. Si trova davanti il portiere e un piccolo spazio. Tira scheggia il palo. Meritava il goal. Pochi secondi dopo Zambrotta colpisce la traversa. Queste le emozioni più forti che fanno preuccuare i tifosi tra speranza e delusione. Entra Del Piero al posto di Perrotta, si conclude il tempo. Inizia il secondo quarto d'ora, i minuti giocati iniziano a pesare. Gli azzurri vivono il vantaggio di un attacco fresco. I tedeschi hano grande occasione. Buffon mette una mano, angolo. Si soffre un pò, anche se non lo si dice il pensiero va ai calci di rigore, una lotteria che non ci ha mai regalato grandi soddisfazioni. 0j1wepfp280x190116' Corner di Del Piero, respinto, palla a Pirlo sembra allontanarsi dalla porta, passaggio a Grosso tiro a rientrare. Goall!! I giocatori festeggiano, mezza panchina in campo, si pregusta la vittoria. Riprende il gioco, azione in area italiana. Sul capovolgimento Gilardino passa la palla a Alessandro Del Piero che a tu per tu con il portiere tira alla destra. Goal alla sua maniera, bello, difficile e meritato. Grazie Capitano!


Ed ora, ora come dice Buffon è giusto festeggiare, godersi il bel momento.


Bella partita. Tutti si sono impegnati, hanno fatto la loro parte, anche Totti che all'inizio è andato a recuperare palla anche in difesa. Buffon è stata una certezza. Bravi Zambrotta e Cannavaro che domenica raggiunge le 100 presenze in nazionale.  10 azzurri hanno segnato al mondiale. Grosso decisivo, così come Del Piero. Gattuso una inesauribile fonte di energia. L'arbitro messicano ha arbitrato molto bene la partita.


Al di là della felicità per la vittoria  è stata una bella serata perchè si sono incontrate due squadre corrette che hanno dato vita a una degna  semi finale. Dei tedeschi mi ha colpito il loro modo di cantare l'inno, uniti, affiatati. Ballak nell'intervallo dei tempi supplementari è stato inquadrato mentre incitava i suoi da vero capitano. Quando la partita era persa non rimanevano che le lacrime ad accompagnare la fine del loro sogno. Nelle tribune composto il dispiacere dei tifosi tedeschi che presenti in netta maggioranza avevano accompagnato il match con i fischi.



L'Italia ha vinto meritatamente e la gioia è tanta. Alessandro Del Piero ha segnato e dedicato il goal a Pessotto. Il primo pensiero a lui. Poi pacato ha risposto a chi Cover_70414delpiero_hpfino a poco tempo  prima lo criticava aspramente. Galeazzi aveva detto che con lui l'Italia giocava in dieci. Stasera chiedeva a Alex se il goal era per lui una rivincita. Del Piero non si è fatto trascinare nella polemica. La gioia è tripla quando si segna un goal e questo basta. Forza azzurri!!


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domenica 2 luglio 2006

Ciclismo. Lo spettacolo deve cambiare.

Ieri  il Tour de France è partito in sordina. Gli occhi sono puntati sui grandi esclusi. Ullrich e Basso, possibili trionfatori della Gran Boucle, sono stati rimandati a casa il giorno prima della partenza. Sono i nomi più noti di una lista di corridori esclusa dalla gara. Le domande in questo momento sono tante. La vittoria di Basso al Giro d'Italia è stata pulita? Cosa c'è di vero nelle accuse? Abbiamo creduto alla persona sbagliata? Tante le domande e ancora poche le risposte. L'indagine  è  in corso, non esprimo giudizi.


Il doping è un argomento ricorrente nella storia del ciclismo. L'inchiesta spagnola l'ha riportato d'attualità. Negli anni '50 si parlava di "bomba" un mix di sostanze che serviva a far andare più forte. Negli anni '60 un ciclista spirò su un'asperità del Tour in circostanze non chiare. Merx "il cannibale" venne trovato positivo a un  Giro d'Italia e rispedito a casa.  Lo scandalo Festina scoppiò nel 1998 al Tour con esclusione di Viranque.  Pantani  lo stesso anno era stato portato a esempio, baluardo in mezzo agli scandali. Perse la maglia rosa alla penultima tappa nel 1999 per ematocrito alto, venne investito dai sospetti. La vittoria al Tour di Amstrog nel 1999 non sembra sia stata pulita. Greg Lemon vincitore della corsa francese negli anni '80 aveva fatto scalpore, pochi giorni fa, affermando che per vincere la maglia gialla bisogna   doparsi.


Una regola che si impara da subito, andando in bicicletta, è che quando si cade ci si rialza e si riparte. Subito, senza fare tante storie. Così ha fatto il ciclismo dopo ogni scandalo, si ripartiva. Prima più lentamente poi con più sicurezza. Con la convinzione che non si sarebbe più caduti almeno.. fino alla prossima volta.


Il ciclismo è uno di quegli sport che ha bisogno, più di altri,di eroi. L' "uomo solo al comando" in grado di toccare il cuore dei tifosi, catalizzare l'attenzione dei mass media e attirare sponsor. Lo si è cercato e lo si ricerca ancora, nonostante tutto. Il ciclismo è però uno sport massacrante, praticato da uomini più forti e meno forti ma pur sempre uomini. Velocisti che sfiorano i 60, 70 Km all'ora. Pronti a infilarsi in qualsiasi buco pur di trovare il loro posto al sole, tagliare per primi il traguardo. Discesisti che mettono in gioco la loro incolumità. Disegnano traiettorie, frenano all'ultimo per guadagnar secondi preziosi. I grimpeur, gli scalatori con le loro smorfie di sofferenza rappresentano un pò l'anima di questo sport. Salgono li dove le auto arrancano. Pantani a chi gli chiedeva perchè andasse così forte in salita rispondeva che così la sofferenza dura di meno. In quei momenti quando ti sembra di doverti arrestare a ogni metro, ogni pedalata costa fatica, anche gettar via un orecchino dà la sensazione di essere più leggeri e sprona ad andare avanti.


Ora però si è perso la meta. Il doping è un fenomeno ramificato. Alcuni ciclisti dopati vengono colpiti, molti restano inpuniti. E' necessario ridisegnare  un ciclismo a dimensione umana. Percorsi con meno asperità ma fattibili senza aiuti o scorciatoie. Sacrifare un pò di spettacolo a favore della pulizia. Ha ragione Leblanc, organizzatore del Tour, quando chiede l'intervento delle forze dell'ordine. Esiste un organizzazione che lucra sulla salute dei ciclisti e suoi sogni dei tifosi. Ma non bastano i controlli. Serve la volontà di cambiare da parte di tutti i personaggi che fan parte di quell'ambiente. Serve il ritorno ai valori sportivi, a gare più modeste che permettano di applaudire il vincitore senza avere nel cuore il sospetto, il dubbio che sia un crudele inganno e non la favola a cui ci si vorrebbe aggrappare. 


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sabato 1 luglio 2006

La Juve siamo noi

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Con il pensiero oggi ero anche io a Torino, a sfilare per la Juve. Donne, bambini, uomini: con indosso i colori  bianco neri portavano striscioni e bandiere. 70.000 persone insieme a sfilare. Cori dedicati alla loro squadra del cuore e a Pessotto. Il nuovo presidente Cobolli Gigli parlando alla folla si augurava che fosse il primo di tanti incontri. Lo spero anche io. Forza Juve!

Totti. Non è antipatico, lo disegnano così?




Ho letto il post Meno male che non c'e Totti su http://bizblog.blog.lastampa.it/  lo condivido appieno. E' stato una spinta a scrivere questo post  perchè penso che non sia bello ascoltare telecronache come quella di ieri sera. L'obiettività, il senso della realtà in certe parti risultavano offuscati. Non è corretto anche nei confronti degli altri azzurri in campo, si parla di gruppo ed è giusto così. Non tutto gira in torno a Totti e in campo si è visto.


Totti ha giocato. Il passaggio a Toni è stato perfetto. Il resto non così buono. Qualche passaggio sbagliato, qualche leziosità, solo alcuni i passaggi corretti.


Per Totti vale, secondo me, il discorso che si faceva per Jessica Rabbit. "Non è così antipatico, lo disegnano così". Mi riferisco ai commentatori, ai giornalisti che lo nominano spesso a sproposito. Non sono in grado di vederne i limiti e gli errori. Se la cavano meglio nell'incensarlo e descriverlo perfetto anche quando così non è.  Come se la nazionale dovesse girare intorno a lui. Come se fosse meglio lui con una gamba sola che un giocatore in salute. Il suo comportamento non si può dire irreprensibile. Ha fatto fare pessime figure all'Italia nelle ultime due competizioni internazionali. Un campione si vede anche da come si comporta.


Sostituirlo: un peccato.

Lasciarlo in panchina: ammutinamento da parte dell'allenatore.


Se i giornalisti si riappropriassero del senso dell'obiettività e della misura, smettessero il totticentrismo forse  anche Totti sarebbe meno antipatico, almeno a me. 

Italia-Ucraina 3-0


Testa_home


Siamo in semifinale. Bella partita superata in scioltezza, con il pensiero a Torino.


Partiamo dall'inizio. Le squadre entrano in campo. Inni nazionali. Un messaggio contro il razzismo letto dai  2 capitani.  Al 5 minuto Zambrotta segna un bellissimo goal, la palla sfila sotto i piedi di un avversario. S'infila vicino al palo destro. 9itaucra8Mezza panchina in campo, abbracci e applausi. Riinizia il match. Il primo tempo scorre senza sostituzioni azzurre. La difesa è perfetta, Cannavaro e Zambrotta sono ovunque pronti a fermare l'avversario. Buffon corre pochi pericoli. L'attacco funziona meno bene. Totti si vede poco, alcuni tocchi di palla e alcune leziosità in compenso viene nominato spesso dai commentatori. Toni abbandonato la davanti tocca la palla poco e qualche volta ci inciampa sopra. Inizia il secondo tempo  l'Italia  vive i primi seri pericoli. Si gioca nella sua metà campo. Buffon è messo alla prova risponde con bravura e convinzione sventando diverse  occasioni ucraine. Zambrotta salva sulla linea la porta azzurra. 28538ita09Al '59 bel cross di Totti, Toni si fa trovare al posto giusto Goal che ci regala tranquillità e spegne almeno in parte gli ardori ucraini. Camoranesi subisce fallo in area, probabile rigore. Lippi fa due cambi. Entrano Barone e Oddo al suo esordio mondiale. Fuori Camoranesi e Pirlo.  al '69 con naturalezza nasce il terzo goal. Iniziativa di Zambrotta sulla sinistra, passaggio a Toni a cui  non  resta che mettere dentro. Ultimo cambio Zaccardo al posto di Gattuso. Buffon cattura ogni pallone, sembra avere la calamita. In avanti punizione debole di Totti, Toni rischia di far poker.



PessoslideLa partita finisce. I tifosi e i giocatori festeggiano. Zambrotta e Cannavaro  tirano fuori uno striscione. Sulla bandiera italiana è scritto "Pessottino siamo con te". La vittoria  viene dedicata a Gianluca Pessotto. E' un pensiero condiviso e apprezzato.


Mi è piaciuta  la partita. Buffon sta giocando alla grande così come Cannavaro. Toni si è sbloccano ed è un bel segno. Il giocatore si merita un ruolo da protagonista anche per il prosieguo. Nessun cartellino giallo, abbiamo finito in 11 elemento importante ora che  le ammonizioni hanno un peso.


0j1ouv5r280x190Zambrotta ha giovato molto bene. In difesa, in attacco era sempre presente. Mi ha spesso fatto pensare a  un moschettiere. Uno di quelli descritti da Dumas. Coraggioso, di poche parole. Questa non è stata una settimana facile. Zambrotta ha giocato una partita bellissima, dedicato il goal all'amico Pessotto. Il pensiero va a Torino con la speranza che anche per lui ci sia una bella vittoria.