sabato 30 giugno 2007

Mi fido di te

100_2434
.... forse fa male eppure mi va

di stare collegato

di vivere di un fiato

di stendermi sopra al burrone

di guardare giù

la vertigine non è

paura di cadere

ma voglia di volare ...
Jovanotti

mercoledì 27 giugno 2007

Non c'è più tempo

Era così che funzionava e tutto
il resto erano favole che non trovavano posto nella vita reale.


Io e i mie genitori andammo a
salutarli. Ci muovevano incerti, quasi impacciati. Mio padre strinse la mano del
Signor Leone. Si fissarono per un lungo momento negli occhi. Non vi fu bisogno
di parole. Il rispetto, la comprensione e la tristezza convivevano in quel gesto.  Cercammo di mostrarci sereni
anche se  facevamo fatica a dissimulare
la preoccupazione. Lele ed io eravamo insolitamente silenziosi. Lo aiutai a caricare
le ultime cose poi rimanemmo a bighellonare lì intorno ,senza sapere bene cosa
fare.
Venne il momento di partire. La famiglia Leone si sistemò sul retro della
vecchia camionetta che era riuscita chissà come a recuperare. L’avevano
caricata all’inverosimile con mobili e vettovaglie di ogni tipo. Tutte cose che
pensavano potessero servire nella loro nuova casa. Le avevano messe insieme in
fretta. Non c’era più tempo. La camionetta si avviò. Io rimasi, in mezzo alla
strada, a osservarli. Le braccio lungo il corpo, i pugni che si stringevano mentre pensavo che non potevo
fermarli. Andavano nel ghetto. Non avevo capito bene perché dovevano
trasferirsi o chi lo avesse deciso. Sapevo solo che non potevano più rimandare.
Anche loro mi osservavano, dignitosi quasi immobili, guardavano quella strada
di cui erano stati parte per tanti anni. Visi familiari che si fingevano impegnati per non doverli
salutare, i vecchi caseggiati  e il negozio, la bottega di stoffe che avevano
dovuto chiudere qualche mese prima.  Il
futuro era incerto, il presente cupo. Lele era spaurito, si appoggiava alla madre cercando conforto. Non so perché ma gli strizzai l’occhio come
avevo fatto tante volte quando condividevamo il segreto di una marachella. Lele
rimase un attimo sorpreso poi ricambio il mio gesto e sorrise. Era il mio migliore
amico. Avevamo condiviso tutto fino a quel momento. La camionetta svoltò e io
mi mossi verso casa. La testa bassa, le mani piantate nei pantaloni  e la voglia di piangere che non riuscivo a
frenare.

giovedì 21 giugno 2007

10 100 1

Lui
era innamorato e poco importava il resto. In guerra o in pace il suo
cuore era impegnato. Il pensiero fisso. Lei sapeva distinguere il buono
e il cattivo, l’innocenza dei suoi anni la rendeva sicura. Si era
conosciuti per lettera . Li aveva legati, per mesi, una fitta
corrispondenza.


Poi l’incontro.


100_287025 ottobre …


“Più di tutto mi
colpirono gli occhi. Vivi come pochi altri. Sfrontati, ironici.
Racchiudevano la sua storia. Mi sono chiesta spesso come fosse
possibile. Quella voglia di partire che non lascia tempo per
nient’altro.”


 


later


“Siamo io, Sem e il
ghiaccio, circondati da un silenzio irreale. Ci muoviamo con la
sensazione di essere  unici al mondo anche se la città scorre poco
distante.”


 


two  years  later


100_2837Erano
le tre. Pioveva a dirotto ormai da ore. I rari passanti si muovevano
guardinghi cercando di evitare le pozzanghere che si erano formate in
strada. Ognuno con una meta in testa.
“Sono qui per cancellare una parte di me. Il mio amore non corrisposto. La parte di me che più conosco.”
 


start


"La musica dei
ricordi si è assopita. simile a un filmino delle vacanze nel quale
galleggia la malinconia. Per un amore che sembra perduto. Per ciò che
sarebbe potuto essere e non è stato."


 


Si può
salvare il ricordo di un amore o condannarlo all’oblio. Si può
scegliere di vivere o lasciarsi vivere. Si può. Si deve. Non si deve.
La risposta la sai solo tu.100_2875


Io No. Non la ricordo più.

martedì 19 giugno 2007

SFIDA LETTERARIA www.libramenteparlando.splinder.com


segnavento_cavaliereIl cavaliere, l’elefante e il sognatore.


Io vo narrando di quando Brancaleone Alfiero giovane di nobili natali decise di partire. Nulla potè contro il suo destino. Un libro, un pendente
e una rosa furono  l’unico bagaglio del  tempo passato.  Scelse il
sentiero che dritto portava verso la foresta, spronò il suo destriero e
lo spinse al galoppo. Il suo viaggio divenne presto avventura epica da
narrare la sera nei pressi del fuoco.  Lo strano effluvio
che inseguiva  non trovava soluzione. Si propagava nell’aria senza
dargli scampo. Era frutto dei ricordi perduti che senza requie andava
cercando.


Giunto allo stremo delle forze, stava per dare forfait,  quando un pachiderma lo riscosse dal suo torpore.
Lo spensierato elefante, vestito di rosa, accese la sua curiosità.
Guardandolo con più attenzione si rese  conto che lo coprivano dei
fogli di giornale  cuciti insieme con fili d'oro e d'argento.
Brancaleone trascorse anni a inseguirlo. Il tempo non scalfì il suo
sorriso beffardo. Seppur armato di forbici  fallì nel tentativo di dare  un taglio alla sua ossessione.


La
rosa sfiorì, il libro fu aperto e richiuso più volte alla ricerca del
buon consiglio che non voleva trovare  luce. Unico segno della sua
nobiltà rimase il pendente tenuto vicino al cuore e quasi ignorato. 
Il pachiderma divenne l'incubo delle sue notti insonni.


Foto: www.segnavento.it

sabato 16 giugno 2007

Il cavalier servente spinse la sua mente fino a dare forfait.


Cavalcando sotto i portici scoprì come le forbici potessero far male.


L’effluvio che proveniva dalla strada lo rese triste. Il diluvio si scatenò all’improvviso.


Non restava che un libro a fargli compagnia.


“Storia del pachiderma, della stella e l’attore” recitava la copertina.


- Vecchia filastrocca che trova posto solo in cantina. – penso richiudendolo di botto.


Era rimasto solo. Pendente la sua vita che non conosceva prosieguo.

venerdì 15 giugno 2007

Teatro stabile di strada a Torino

Venerdì
15 giugno 2007 alle ore 11.30,
sui primi gradini del Duomo di Torino, è indetta una conferenza stampa - la partecipazione è aperta a chiunque vorrà
intervenire, compresi ovviamente i passanti - nella quale Marco Gobetti presenterà il
TEATRO STABILE DI STRADA®  e risponderà ad eventuali domande.


La quinta stanzialità avverrà
per
sette giorni,
da venerdì 22 a giovedì 28 giugno 2007
: tutte le sere alle ore 21.30 a Torino, nei
pressi del n° civico 2 in
Piazza San Giovanni (di fianco al Duomo, dove un anno fa si diede corso al
progetto con la stanzialità inaugurale di 15 giorni),
Marco Gobetti reciterà
il monologo “
VOGLIO UN
PAPPAGALLO – Matthew Smith: il p(r)ezzo della vita di un uomo
”. L'attore continuerà poi a recitare a Torino, spostandosi in
via Accademia delle Scienze, di fronte a piazza Carignano, per dare
vita alla
sesta
stanzialità
, che durerà tre giorni: da sabato 30 giugno
a lunedì 2 luglio, tutte le sere alle ore 21.30.



Il pubblico potrà versare un’offerta a piacere,
non obbligatoria, nel cappello di fronte alla zona scenica.


 


L’anno scorso ho assistito a questo spettacolo, mi è piaciuto molto, ne ho scritto in un post:


 Voglio
un pappagallo – Mattew Smith: il p(r)ezzo della vitta di un uomo


Venerdì sera stavo facendo una passeggiata, in centro, a Torino.
Erano da poco passate le 22, da Piazza Castello mi sono mossa verso Palazzo
Reale. L'aria era fresca. Ho pensato di passare dove il Duomo. Faccio per
andare in quella direzione, giro l'angolo e mi trovo di fronte a uno spettacolo
suggestivo. Le ombre della sera erano ormai scese sulla città. Un ragazzo siede
davanti a un muro. La scenografia è essenziale: la sedia, un attaccapanni su
cui è posto un vestito, 4 riflettori puntati sull'attore. intorno  un
piccolo pubblico seduto su dei cuscini posti sulla piazza. Mi fermo affascinata
per sentire la storia di Mattew Smith un giovane orfano perseguitato dal sogno
della madre e del nonno, di un libro di cui non riesce a leggere il titolo. Le
persone che lo adottano vorrebbero farlo smettere di sognare. Lui fugge e
inizia una nuova vita in America. Lo accoglie una ricca famiglia, diventa amico
di Vincent. Si rende conto che cantando "Voglio un pappagallo, voglio solo
un pappagallo da tenere sulla spalla che mi sia da testimon" può ottenere
tutto quello che vuole. Diventa il leit-motiv della serata questa canzone a cui
ogni volta Matthew aggiunge una strofa. La vita del ragazzo diventa difficile
quando si trova, per una serie di coincidenze, a dover fuggire.Colpevole? Per
molti si è colpevole. Prossima tappa Torino e il Piemonte, qui Matthew tra
passato e presente cercherà risposte su chi gli sta intorno, su quel sogno mai
finito.  Fino a che per capire si dovrà di nuovo spostare vivendo così un finale
sorprendente.


Lo spettacolo è fatto anche di ombre e luci, proiettate sul muro.
E' bello, dura 1 ora e ti tiene incollata sul posto con la voglia di sapere
come andrà a finire. Una storia surreale, misteriosa e quasi fosca  che a
tratti diventa rosa. L'attore cattura l'attenzione del pubblico con una
recitazione coivolgente a più voci. A tratti si frappone l'intermezzo di un
bambino a cui un anziano , forse lo stesso Matthew, vuole raccontare una storia
e un caffè che non arriva mai a ebollizione. Sono arrivata in ritardo,ho perso
i primi 10 minuti, mi è piaciuto molto lo stesso, assistere a uno spettacolo,
così nel mezzo di una città, con gente che passava e sbirciava la scena
incuriosita per poi proseguire la passeggiata. Mi è sembrato di fare un viaggio,
per qualche minuto non essere più lì ma a New York,  conoscere i bizzarri
personaggi che con pochi tratti precisi venivano descritti, tali da vederteli
quasi comparire davanti mentre la notte si stendeva su Torino. Poi è giunta
l'ora di tornare a casa, il sogno è finito e mi ha lasciato un bel ricordo.”



 

martedì 12 giugno 2007

Il piccolo giardiniere


Il sole si nasconde dietro le nuvole. L'afa prende il sopravvento.  Le
piante la sentono di più.  Acqua è il miraggio, la speranza.
100_2839
Una carriola colorata vive in un prato dall’aspetto curato. Sopra c'è
un vaso di fiori, sbocciati da poco. Un bambinetto di pochi anni si
avvicina, con passo incerto, regge un annaffiatoio grande quasi quanto
lui. La sua attenzione è calamitata da quel vaso. Ha l’aria assorta di
chi deve svolgere un compito importante. Giunto a destinazione solleva
delicatamente l’annaffiatoio. Le
prime gocce iniziano a scendere e rinfrescare le foglie. Il tempo
sembra si sia fermato. E’ solo un impressione. Il viaggio prosegue
veloce e il  piccolo giardiniere diventa un ricordo.


domenica 10 giugno 2007

dono & condanna

100B2721Le
gocce scendono una accanto all’altra, incessanti. Gli uccelli si
muovono frenetici alla ricerca di un riparo. La loro voce si perde
nella lontananza. Sono in un luogo che ho incontrato tante volte,  incuriosita da particolari che noto per la prima volta. Non  so
se la mia proverbiale disattenzione sia una condanna o un dono che mi
fa sentire come nuovo anche ciò che nuovo non lo è più.


Riprendo a camminare avvolta nel silenzio.  Vivo
nuove scoperte e ritrovate abitudini. Sospesa tra passato e futuro
cerco un posto mio. I tuoni tornano a farsi sentire. Il profumo
dell’erba tagliata si mescola  all’odore della pioggia.  Meglio tornare a casa.


100B2740

venerdì 8 giugno 2007

Perfetta è solo una parola.
Non trova posto in questo mondo.
Un utopia tiranna che mette soggezione.
Perfetta. Finchè non diventa un ossessione...


100_1879

giovedì 7 giugno 2007

Sogno di una notte di mezza estate,
consumato in un letto sfatto di sonno.
Non c'è quiete dopo la tempesta.
.

Photo0495
   

venerdì 1 giugno 2007

Zitti no vero? Zitti no

Ti sei mai chiesta perché? Il perché
di tutto insomma. Perché la luna, il sole o la neve. Perché tu e non qualcPunto_interrogativoun’altro.
Io quella fase non l’ho mai superata. Forse è perché non sono mai cresciuta e
così continuo a
rincorrere le risposte alle domande di ieri ed a essere
investita da quelle  di domani.
Una folata che giunge improvvisa,
sempre grande e  in grado quasi di
piegarmi. Così per andate avanti faccio finta di averle trovate quelle risposte
e penso che questo basti, almeno per un po’. E’ bella la sensazione, quasi un
abbraccio  che riesce a cancellare l’inquietudine
solo che poi i perché ritornano, più grandi e insistenti.  Zitti no vero? Zitti no. Questa risposta già
la conosco.