sabato 22 novembre 2008

Prima di prima o forse dopo, chissà..

Non è solo irrazionalità, il voler lasciar per prima è
qualcosa di più profondo, un tentativo di non intaccare il cuore. Non vuoi
ascoltare certe parole che si muovono nell’aria,  destinate a
colpire quando meno te l'aspetti.


Hai  la sensazione che di perfetto non vi è
nulla,  il sogno lo attraversi cercando gli sbagli, le magagne e se non li
trovi è peggio. Pensi che quando verranno fuori faranno più male. E' meglio
finire prima anche se dopo ti chiedi perché lui non ha insistito e non ti ha
cercato. Vive come se anche  senza si potesse. A quel punto ti convinci
che hai fatto bene. Dovevi essere tu a farlo e così è stato, senza
passi indietro o sguardi inclinati, perché quello era il punto e il ritorno non
è  previsto.

mercoledì 19 novembre 2008

Lezione ventuno

Lezione ventuno -  regia Alessandro Baricco


 Un uomo e un violino vengono
ritrovati a cento chilometri da Vienna sono uniti al punto da dover essere
seppelliti insieme e con loro portano una storia..


C'è così poca bellezza nella
nona
Killroy


Film? Difficile definirlo così. Ho  l'impressione di trovarmi in un
caleidoscopio che ruota intorno a una sera: 7 maggio 1824, Vienna, la nona
sinfonia è presentata al mondo.    Si intravedono fazzoletti bianchi che
sventolano in un teatro. Quel giorno è ricostruito attraverso  un batti e  ribatti  tra musicisti e
cantanti, testimoni , fedeli al genio e critici.


Successo o fallimento mascherato?  La
musica, protagonista, viene tirata da un lato all'altro del palcoscenico per
appoggiare questa o quella tesi. Quel giorno si combatte una sfida. La
preghiera laica, cantata nell'ultimo movimento, da molti considerata inutile, è
il sogno d'un compositore ormai sordo, precipitato in dieci anni di silenzio. Per un momento, si trova in un mondo  amico e descrive ciò che prova, la gioia, la pace, note che
gli girano in testa da trenta anni senza aver trovato  modo di venir
fuori prima. Questa musica che risuona nelle orecchie e nel cuore delle
persone,  frutto del genio e della libertà d'un artista, è tacciata
d'essere stata sopravvalutata.


Il Professor Killroy afferma che bisogna considerarla come l’opera d'un vecchio. Non si può prescindere da questo. Con il passare degli anni la forza si muta in
complessità, la leggerezza in follia. Beethoven, invischiato nella
complessità non riesce a trarre bellezza da quello che scrive. Non viene capito dal pubblico perchè è rimasto indietro. 


Killroy dinanzi a Marta, la sua
allieva prediletta, spiega la sua celebre lezione ventuno. Sembra
una  parabola  malinconica ove il professore stigmatizzando la nona e
il suo autore, in fondo, guarda a se stesso, a una vecchiaia priva di bellezza
nella quale  si muove con fatica rinunciando e  guardando indietro, sperando di potere ancora, per un attimo toccare quella stessa bellezza che considera  l'unica gioia.


domenica 16 novembre 2008

L'Infinito

      Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
      e questa siepe, che da tanta parte
      dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
      Ma sedendo e mirando, interminati
      spazi di là da quella, e sovrumani
      silenzi, e profondissima quïete
      io nel pensier mi fingo, ove per poco
      il cor non si spaura. E come il vento
      odo stormir tra queste piante, io quello
      infinito silenzio a questa voce
      vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
      e le morte stagioni, e la presente
      e viva, e il suon di lei. Così tra questa
      immensità s'annega il pensier mio:
      e il naufragar m'è dolce in questo mare.


Giacomo Leopardi

sabato 15 novembre 2008

Incontro d'autori

Ai bordi  dell'infinito


Ho  Scrittorincitta_2008_3

provato a vivere Scrittorincittà. Mi sono mossa presto per scegliere gli incontri
cui assistere,   acquistare i biglietti e adeguarmi al fatto che a
qualcosa dovevo rinunciare. La narrativa a discapito dell'attualità. O forse No. Non si può prescindere dall'attualità anche se si parte da punti diversi.
Questa mattina ho seguito prove d'autore. Il pomeriggio forse dovrei scriverlo
con la lettera maiuscola per la sua unicità, per il sorriso che ancora mi
accompagna, per le domande che mi porto dietro insieme alle risposte che ho
ricevuto. Mi sono riappropriata del piacere di ascoltare senza uno scopo se non
quello di sentirmi viva, partecipe. Oggi Pomeriggio ho incontrato Luis
Sepúlveda
, Dacia Maraini e Paolo Giordano. Mi hanno colpita,  conquistata,
a tratti sorpresa. Conservo il ricordo di momenti speciali, riflessioni,
storie, aneddoti. Stasera mi sembra di camminare sospesa, sono felice come non
mi capitava da un pò. Ho voglia di scrivere, riflettere ed ascoltare. Soprattutto voglia di leggere,  inoltrarmi in mondi che ho solo intravisto.

giovedì 13 novembre 2008

Prima

Prese la lettera e se la infilò
in tasca. Indossò il soprabito, riempì la borsetta di biglietti da visita e
uscì.  Era così ogni giorno. Non si faceva toccare da nulla. Diceva che
era meglio guardare avanti e lei si era spinta a immaginare il ritorno,
inaspettato, come tutte le cose buone. Il suo ritorno non sarebbe
giunto per lettera. Una mattina qualcuno avrebbe suonato alla porta, lei
avrebbe aperto, si sarebbe fatta scudo con la mano e lo avrebbe visto dritto
davanti a lei, con un sorriso che sbucava sul viso, giusto un po’ smagrito,
pronto a rituffarsi nella sua cucina, come se  fosse sempre stato lì, a dormicchiare vicino al fuoco o ad offrirsi come cavia per una sua ricetta.

y

100_9344

mercoledì 12 novembre 2008

La macchia

- Hai ragione questa storia non centra.


- Su parliamo d’altro.


- Ma…


-Vedi quella macchia laggiù ?


Indica con la mano un
punto del muro ove si intravede un alone scuro.


- C’era prima che arrivassi qui. Ricordo
il giorno in cui sono entrata con l’agente
immobiliare. Il tour delle stanze. Luminose. Spaziose. -Tutto bello, tutto un
affare quando leggi quei cosi che ti presentano, poi… – Era il terzo
appartamento che vedevo quel giorno. Il decimo della settimana. Non ne potevo
più. Vivevo un periodo frenetico, avevo bisogno di cambiare e in fretta ma non
volevo accontentarmi. Lo so anche io che una casa non è per sempre ma i
traslochi sono una sfacchinata che detesto.


Come ti dicevo, sono entrata, era
verso sera, ho visto la cucina, il giardinetto su cui affaccia, il sole che
stava tramontando e … quella macchia.


Ecco, lo so che è stupido, però mi
sono innamorata anche di lei. E’ parte di questa casa.  Il segno che è viva, ha una sua storia. Anch’io
che sono quida quasi tre anni ho iniziato a farne parte. Se un giorno me
ne andrò, ci saranno comunque dei segni di me, che si sommano a questo.
Mi sono chiesta spesso come hanno fatta a farla, proprio
al centro del soffitto. Tu hai qualche idea?


- Stavano girando una frittella.  I bambini, era domenica mattina, volevano fare
una sorpresa ai genitori preparando  la
colazione e… patatrac: il fattaccio. In
punizione per una settimana, le urla  rimbombano tra i muri. La madre che trascorre
ore a…


Lo dice in modo così serio e
compunto, quasi che la spiegazione sia quella e lei abbia assistito alla scena.  Non fa in tempo
a finire e scoppiano a ridere, insieme, fragorosamente.

martedì 11 novembre 2008

lunedì 10 novembre 2008

Stracôni 2008

Correre e camminare. Soprattutto stare insieme.
L'edizione 2008 ha visto 14.250 iscritti. Ieri
mattina, alla partenza in Piazza Galimberti, erano  molti di  più.
Pettorale in bella vista, appuntato con spille da balia. Davanti persone in maglietta e pantaloncini corti intenzionati a vivere correndo i
sette chilometri del tracciato. Dietro gli altri, quelli
che accennano qualche passo di corsa e si adeguano a un ritmo di passeggiata
veloce, quelli che sembrano danzatori centometristi, quelli che è una buona
occasione per chiacchierare, quelli che bisogna esserci perchè si è sempre
andati, quelli che alla Stracôni non rinunciano, quelli che la vivono come una
festa, un incontro, uno modo diverso di vivere la città.


Al segnale inizia a scorrere il gruppo, dicono
che sono serviti 24 minuti perchè tutti varcassero la linea di partenza. E'
domenica mattina, baciata dal sole, i colori dell'autonno sono più luminosi. La  strana  è  solcata da persone di ogni età, lì dove  c'è  spazio si crea  una  corsia che consente il sorpasso.  Nei punti più stretti si rallenta,  coinvolti  in un imbuto.  Si va a piedi, con i pattini, trainati o frenati dai cani. Si ride e si scherza, ci si gode il sole, l'andamento rilassato.  Si scende al parco fluviale, la prima indicazione è quella dei tre chilometri. Costeggiando il fiume, sulla strada sterrata, è più forte il gusto della gita, mi volto e vedo il gruppo che si dispiega oltre il mio sguardo, colorato, a tratti rumoroso, allegro.  Quando risaliamo  la passeggiata volge al termine, via Roma, il pavimento di porfido, il traguardo in vista. E' di nuovo città, priva di auto,più nostra, meno impegnata,  generosa di tempo, risa e emozioni.   


 

domenica 9 novembre 2008

34 candeline ed una stella

BUON COMPLEANNO!!


Alessandro Del Piero, nella sua
carriera, non ha incontrato solo rose e fiori, però mantiene, nel giocare a
Delpiero01h
pallone, la gioia estrosa d’un bambino. Ha raggiunto Scirea per numero di
presenze, è a 249 goal con la maglia bianconera. Non si ferma a contare i
traguardi conquistati, guarda avanti e su questo, partita dopo partita,
costruisce le sue imprese.
Dispone d’un talento universale, capace di superare
le barriere del tifo e farsi apprezzare anche nel  mitico stadio Bernabeu. L’arte può passare attraverso i
piedi e le idee, regalare emozioni, sapere incantare chi guarda, perso
dietro a colpi di tacco, dribbling,
traiettorie, palloni accarezzati e spinti in rete.


In queste domeniche d’autunno
Pinturicchio racconta mille e una storia, vissute nel movimento suadente del
pallone, che, superato barriere e avversari, si infila nell’angolo, sotto la
traversa, negli spazi che ha imparato a scovare per far compiere la fiaba. Una,
due, tre volte le immagini si ripetono sullo schermo e affascinata non mi resta
che guardare. Quasi a bocca aperta, con l’impressione di scoprire ogni volta
qualcosa di diverso. E’ magia, bella e generosa, un incanto per gli occhi e per
il cuore.


Mille e un augurio Capitano!!


immagine tratta dal sito de La Stampa

C.

 


I pensieri si stemperano nella
noia.


La casa, il giardino, non servono
a ritrovarmi.


Il cancello, custode di
parole, è silenzioso.


Quando mi sedevo alla scrivania,
gli occhi fuggivano regolarmente fuori dalla finestra e il cancello era
l'ultimo ostacolo, il più impervio. Così inventavo. Raccontavo a  me e a
quel ammasso  di ferro i paesi che avrei visitato, le avventure che avrei
vissuto, convinto che era solo questione di tempo. Poi tornavo a muovermi tra
le righe e la memoria, le minacce di interrogazione  e  di una vita
sempre uguale. Inizio a dubitare che il cancello sia stato il mio amico più
fedele. Esposto alle intemperie, pronto al sacrificio, a precludermi lo sguardo,pur di  non far naufragare i miei sogni.


 

sabato 8 novembre 2008

Volta la carta

(...)

Angiolina ritaglia giornali

si veste da sposa canta vittoria

chiama i ricordi col loro nome
volta la carta
e finisce in gloria
(...)

Fabrizio De Andrè


venerdì 7 novembre 2008

Nico

Aveva le braghe
corte, girava scalzo per il cortile da mattina a sera. Era lui a
guidare le scorribande estive. Teneva alto il morale, raccattava i
compagni d’avventura bussando di porta in porta senza timore per le
reazioni degli adulti. Ogni giorno escogitava qualcosa di nuovo. Se  non era il fiume, era il bosco o il pezzo di giardino dietro casa. L’importante era partire, far finta che era per sempre.


 Giocavano
fino a che scendeva il buio poi si disperdevano, ognuno alle prese con
il ritorno, la scusa da sciorinare a genitori, avvezzi a chiudere un
occhio, a volte anche tutti e due, sulle marachelle dei loro pargoli.


Quel mattino era un
giorno speciale. Nico l’aveva segnato sul calendario con un cerchio
rosso. Tutti sapevano quale era la missione. Il piano l’avevano
ripetuto più volte. Dovevano sgattaiolare fuori di casa quando ancora
era l’alba, portandosi dietro cibo e acqua,  poi, dopo
aver fatto l’appello dinanzi alla fontana si sarebbero messi in marcia.
Solo così potevano sperare di prendere i posti migliori.

giovedì 6 novembre 2008

l'incantevole luogo

-Ecco, vedi c'è tutto.
-E' una stanza.
-
Grande.
-Vista su muro.
-Però  è pulito. L'hanno costruito  l'anno scorso.  Quando apri la finestra, non ci sono  correnti d'aria.
-La scala.

-Si chiama assicurazione sulla vita. Ti porta giù, fin sul marciapiede, in meno di un secondo.


-Vertigini.


- Te l'avevo  detto che è perfetta. Una bella
tenda, ecco il segreto. Via finestra, muro, scala, paura. Tutto
insieme. Un affare.



- Si muovono
-  All inclusive, ricordi? Pure gli animali domestici. Lo spazio non è molto ma gli scarafaggi ci stanno comodi.
Avrai mica intenzione di cacciarli?
- Si, però..
-Inutile, tanto poi ritornano. Hanno  imparato la strada di casa. Meglio che diventi animalista.
-Ecco, forse..
Ok, hai vinto tu. Non è nulla.

E ora? che facciamo?

martedì 4 novembre 2008

La guerra di Piero


Dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia dall'ombra dei fossi

ma son mille papaveri rossi


lungo le sponde del mio torrente

voglio che scendano i lucci argentati

non più i cadaveri dei soldati

portati in braccio dalla corrente


così dicevi ed era inverno

e come gli altri verso l'inferno

te ne vai triste come chi deve

il vento ti sputa in faccia la neve


fermati Piero , fermati adesso

lascia che il vento ti passi un po' addosso

dei morti in battaglia ti porti la voce

chi diede la vita ebbe in cambio una croce


ma tu no lo udisti e il tempo passava

con le stagioni a passo di giava

ed arrivasti a varcar la frontiera

in un bel giorno di primavera


e mentre marciavi con l'anima in spalle

vedesti un uomo in fondo alla valle

che aveva il tuo stesso identico umore

ma la divisa di un altro colore


sparagli Piero , sparagli ora

e dopo un colpo sparagli ancora

fino a che tu non lo vedrai esangue

cadere in terra a coprire il suo sangue


e se gli sparo in fronte o nel cuore

soltanto il tempo avrà per morire

ma il tempo a me resterà per vedere

vedere gli occhi di un uomo che muore


e mentre gli usi questa premura

quello si volta , ti vede e ha paura

ed imbraccia l'artiglieria

non ti ricambia la cortesia


cadesti in terra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che il tempo non ti sarebbe bastato

a chiedere perdono per ogni peccato


cadesti interra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che la tua vita finiva quel giorno

e non ci sarebbe stato un ritorno


Ninetta mia crepare di maggio

ci vuole tanto troppo coraggio

Ninetta bella dritto all'inferno

avrei preferito andarci in inverno


e mentre il grano ti stava a sentire

dentro alle mani stringevi un fucile

dentro alla bocca stringevi parole

troppo gelate per sciogliersi al sole


dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia dall'ombra dei fossi

ma sono mille papaveri rossi.


Fabrizio De Andrè

lunedì 3 novembre 2008

Se...

Se poi un giorno scriverò, sarà
perchè le parole non sono più così importanti e  i ricordi, accampati ai
margini del tempo, avranno perso di significato. Quindi mi siederò e appoggiati
i gomiti sul tavolo inizierò a riversare sulle pagine quello che è stato. Senza
freni o inibizioni, provando a non rompere il filo e a seguirlo per  imparare il suo percorso e farlo mio.

domenica 2 novembre 2008

Ferrari: il sogno, il grande incubo

Massa è in pole, terza volta di fila, nel circuito di casa.  Deve vincere e sperare. E' indietro di
sette punti. Ad Hamilton  basta il quinto
posto per agguantare il titolo.


Si parte. Piove, non piove. La
questione è tutta lì, pit stop, pneumatici che provano a star dietro ai
capricci del tempo. Hamilton dà l’impressione di poter amministrare, senza
colpi di testa e senza entusiasmare. Bazzica intorno alla quinta posizione fino
a quando Vettel lo sorpassa a due giri dal termine. Il pilota britannico vede
sfilargli a fianco il titolo mondiale. Come l’anno scorso. Chissà cosa si pensa
in quei momenti. Pochi chilometri, gli sforzi del pilota McLaren sembrano
inutili. Massa taglia il traguardo, braccio alzato, missione compiuta. L’ultimo
giro è sotto la pioggia, Glock su Toyota,
con gomme d’asciutto, deve rallentare,
Hamilton lo supera all’ultima curva. E’ 5°, suo il titolo mondiale.  Nel box Ferrari non si rendono subito conto di
quanto è accaduto, i festeggiamenti sono spenti da un’amara doccia fredda. Il
box McLaren vive il rovescio della medaglia, dal buio alla gioia incredula.


Il finale era già scritto.
Hamilton sette punti avanti doveva solo sconfiggere
i fantasmi del passato. Dalla sua ha un ruolino di marcia da schiacciasassi: 34
gare, 26 piazzamenti nei primi 5, 2 ritiri.


Questo finale, aperto, emozionante
aveva riportato tutto in gioco, aperto porte  che sembravano
sprangate. La non vittoria di Massa ora ha un sapore  più amaro, i se e i ma assumono peso. La non
sconfitta di Hamilton diventa più preziosa. Questione di una curva, di acqua
che cade nel momento sbagliato.