lunedì 27 dicembre 2010

La strada non andava in nessun posto.

  Si inerpicava su per la collina, poi scendeva pigramente per inoltrarsi nel bosco. Giocava a nascondino per un pò e infine si tuffava in una radura. Non c'era verso di farla uscire di lì.  Più di un viaggiatore aD5bdc9a7f2be5c62355011b44e0ba0b6veva provato a scuoterla, a prenderla per mano. Qualcuno, ormai rassegnato, le  rivolgeva un ultimo  sguardo colmo di malinconia   e nascondeva fra le ciglia un punto  interrogativo che,  se avesse trovato voce, sarebbe esploso in un  "E io dove vado?"  Non trovando risposta si sarebbe poi infranto al suolo togliendo al viaggiatore anche quel filo di speranza.


Il bosco che circondava la radura  era popolato di uomini e donne che si era smarriti.  Riecheggiavano, a ogni ora,  le loro voci inquiete. "Una così bella strada dovrà pur portare da qualche parte." "Si è solo assopita" "Non la posso abbandonare."


Nessuno era stato sfiorato dall'idea di poter tornare indietro.  I più ostinati pernottavano nella radura, gli altri giravano in tondo,  si incrociavano  e scambiavano opinioni  che raccoglievano in bisacce leggere come vento e riprendevano il cammino più soli e tristi perchè ormai sapevano dove aveva inizio nessun posto ma nessuno era riuscito ancora a  spiegar loro dove finiva.


( ho preso spunto  qui dal titolo di un racconto di Gianni Rodari)

domenica 26 dicembre 2010

Q.ndo

Continuò a dormire. Il campanello suonò ancora un paio di volte e  fu silenzio. Il rumore di un paio di passi si allontanò  giù per le  scale. 


L'uomo disteso sul divano vestiva un sogno che gli inclinava occhi e bocca a imitare un  sorriso. Un braccio era disteso oltre la testa, attraversava un cuscino di velluto arancione e si arrestava sul bordo, l'altro era posato sullo stomaco. Le gambe erano  piegate e seminascoste sotto una coperta a quadri rossi e verdi. 


Q.ndo era rannicchiato sopra un pezzo di coperta, arrotolato come una ciambella, sonnecchiava beato, dopo aver  fatto onore al salmone che Jack aveva posato nella  sua ciotola. Uscito dalla cucina, con un balzo era atterrato sul divano. L'uomo non si era mosso.  Q.ndo aveva trovato uno spazio libero,  lo aveva sprimacciato con cura e si era arreso.  Aveva pensato che una siesta non gli avrebbe fatto alcun male.

martedì 14 dicembre 2010

Espiazione

I bambini ci guardano e, a volte, decidono il nostro destino. Estate del 1935. Briony Tallis ha tredici Espiazione anni, una fervida fantasia  e una commedia che non riesce a portare in scena.


La tragedia incombe. Fa caldo. In casa vengono ospitati i cugini del nord che devono distrarsi mentre i genitori si stanno separando. Leo, fratello maggiore di Briony, e un amico, magnate del cioccolato, stanno per arrivare. Robbie  (James McAvoy),  figlio della domestica, studente di medicina, e Cecilia (Keira Knightley), la sorella maggiore di Briony, si scrutano, si cercano, si amano. Briony li sorprende in un momento imbarazzante e interpreta male quanto  le capita di vedere. Forse  un pò per gelosia, forse a causa di  una sfrenata fantasia, pensa che Robbie  sia un maniaco. Quando, alla sera, sua cugina è vittima di violenza, Briony non ha un esitazione. E' Robbie il colpevole, un ragazzo che è cresciuto insieme a lei, il mostro.


Robbie viene condotto in prigione e condannato. Cecilia sa che è innocente, interrompe i rapporti con la sua famiglia, diventa infermiera e lo aspetta. Robbie per uscire prima di prigione accetta di arruolarsi nell'esercito. E' scoppiata la secondo guerra Mondiale. Il ragazzo incontra Cecilia, non sa più a cosa credere, l'amore consumato con lei, quattro anni prima, gli sembra irreale. La ragazza  lo sprona ad avere fiducia nel loro legame, nella possibilità di un futuro. "Torna"  gli dice in un ultimo bacio, prima di salire sull'autobus per tornare in ospedale. Un cottege bianco, in riva al mare, con le imposte blu è il sogno, il luogo, promesso, dove trascorrere insieme la sua prossima licenza. 


 A Dunkerque imperversa una feroce battaglia, Robbie è ferito e muore di setticemia, il primo giugno 1940, stringendo tra le dita la foto del cottege bianco. Il desiderio che ripete fino all'ultimo, in preda al deliderio, è: "Trovare Cecilia, amarla, sposarla  e vivere senza vergogna."


Briony è cresciuta, ha diciotto anni,  capisce di avere sbagliato ad accusare Robbie, vorrebbe chiarirsi con Cecilia ma le manca il coraggio. Ha lasciato Cambridge per rendersi utile facendo l'infermiera, prova a espiare così la sua colpa. Cecilia muore pochi mesi dopo, durante un bombardamento. A Briony non resta che il rimpianto per un errore non più recuperabile. Sente il bisogno di raccontare la sua storia, la mette su carta e poi la riscrive più volte incapace di costringerla alla durezza della vita reale. Riesce a concludere il romanzo quando è ormai anziana e sa che  manca poco alla sua morte. Ha deciso di concludere il racconto  con un atto di gentilezza che non le è stato possibile compiere, nella realtà,  fa rincontrare  Robbie  e Cecilia e prova a dar loro la "giusta felicità".


Mi  ha colpito il modo in cui l'acqua è diventata protagonista di alcune scene del film. Uno specchio, un  nascondiglio, un'inconsapevole prova d'amore, un rifugio, un muro capace di infrangere sogni e speranze.


La spiaggia dove i soldati attendono di essere imbarcati per l'Inghilterra è un luogo estremo, ove i feriti  si incrociato con  i resti di un luna park, un film in bianco  e nero racconta la sua poesia su un muro. Le notizie arrivano incerte, si beve e si attende. In un mondo venato di follia, l'unico rifugio sono  i ricordi ed i progetti. L'oggi è una pagina da archiviare in fretta.

domenica 12 dicembre 2010

L'amore non va in vacanza

Due donne,  reduci da disavventure sentimentali, decideno, nel periodo  natalizio, di scambiarsi casa. La-locandina-di-l-amore-non-va-in-vacanza-35135
Le loro vite sono molto diverse, Amanda (Cameron Diaz) realizza trailer per il cinema e vive in una villa holliwoodiana a Los Angeles. Iris (Kate Winslet), giornalista al Daily Telegraph, abita in un piccolo, delizioso, cottage a quaranta minuti da Londra. 


Amanda vive l'avventura come un colpo di testa. Arrivata nel cottage,   sperduto nella campagna del Surrey, si sente sola al punto da progettare di ripartire il giorno seguente ma, nel cuore della notte, il bussare di un uomo alla porta, sconvolge i suoi piani. Graham (Jude Law), il fratello di Iris, ignaro dello scambio, ubriaco, pensava di trascorrere la notte ospite della sorella. Incontra una sconosciuta che lo incuriosisce e sorprende proponendogli di trascorrere la notte insieme. Una trasgressione senza conseguenze. Lui talmente ubriaco da non potersene ricordare, lei convinta di poter fare una pazzia.  Non è così, il mattino non attenua i buoni ricordi e si separano con un pò di rimpianto. Amanda, arrivata in aereoporto, decide di non partire. Si reca al pub indicatole da Graham, lo incontra e  si ubriaca al punto da non ricordare come ha trascorso la notte. Lui, gentiluomo, dice che hanno solo dormito dato che lei era incosciente. Giunti alla seconda notte insieme, Graham propone un pranzo per conoscersi meglio ma poi, abituato a dividere la vita in compartimenti stagni, tralascia alcune notizie fondamentali... Amanda confessa di aver sofferto la separazione dei genitori e di non piangere da quando aveva quindici anni. I giorni trascorrono veloci, il segreto di Graham viene alla luce, i due sono sempre più legati ed è quasi ora di ripartire.


Iris va a Los Angeles per dimenticare Jasper (Rufus Sewell). Un uomo che, sapendola innamorata, la tiene legata da tre anni trattandola come un rifugio, uno specchio che riflette la sua gloria e poco altro. Quando, alla festa in ufficio, viene data la notizia che Jasper si sta per sposare con un'altra, Iris decide che deve fare qualcosa per spezzare questo legame. A L.A. conosce un vecchio sceneggiatore, Arthur Abbott (Eli  Wallach) che ha fatto la storia del cinema, lo ammira, diventa sua amica. Lui le consiglia  di vedere alcuni film che dovrebbero aiutarla a ritrovare la fiducia in se stessa. Iris conosce  anche Miles (Jack Black), creatore di colonne sonore, appassionato di cinema, impegnato in una relazione e attratto da lei. Spira uno strano vento a Los Angeles, tutto sempra possibile. Jasper cerca Iris, la fidanzata di Miles dopo averlo tradito prova a riconciliarsi con lui. Spazzate via le macerie dal cuore, Miles e Iris, con l'aiuto di Arthur possono avere un occasione.


Qesto mescolarsi di attori inglesi ed americani da vita a un film che corre su due binari, solo a tratti coincidenti, una commedia americana declinata per un verso alla maniera inglese per l'altro costruita con meccanisti Holliwoodiani. Il film, lungo 138 minuti, appare sbilanciato nel trattare le due storie dando più spazio ad Amanda e Graham. E' la storia che preferisco, per l'ambientazione inglese e perchè i due attori mi sembrano più affiatati.  Iris e Miles hanno diviso la scena con Arthur e con la storia del cinema, un idea piacevole, che richiede più spazio di quello che le è stato concesso.


Film carino, adatto al periodo natalizio.

giovedì 2 dicembre 2010

Informazione, limiti e abusi

A Brembate, nel bergamasco, una bambina è scomparsa da sei giorni. Giornalmente, sui mezzi di informazione,  ci sono  aggiornamenti riguardo alle ricerche, in atto, nella zona. Con il passare dei giorni cresce la preoccupazione. Questa sera, al tg1, una giornalista ha tenuto a precisare la sua difficoltà nel "catturare l'immagine" dei genitori della bambina. E' difficile rintracciare fotografie, non si fanno intervistare, preferiscono tenersi lontani dalle telecamere.


Queste persone stanno vivendo un momento estremamente difficile e il minimo che si può fare è cercare di rispettare la loro volontà. Far vedere i lori volti,  stravolti dalla preoccupazione, cercare a tutti i costi di porre loro  delle domande pensando, più è difficile, più è grande lo scoop,  non è fornire un servizio, informare, è voyerismo, un disgustoso tentativo di commerciare le emozioni, senza tenere conto che a volte ci vuole più coraggio nel fermarsi, fare un passo indietro, ragionare e far ragionare il pubblico, i lettori. A volte, per porre un freno, basterebbe pensare: "Se capitasse a me?"