martedì 27 dicembre 2011

Tre alternative, tre possibili incontri...

Inizia qui  


Afferrai il pomello della porta quando...


A. ... vidi una figura stagliarsi oltre il vetro. Rimasi a bocca aperta per un paio di secondi incerto sul da farsi. Lo avevo visto, mi aveva visto. Questo era sicuro. Non potevo più nascondermi. Sospirai, infine presi coraggio e aprii la porta. Un uomo stazzonato con i capelli fradici e lo sguardo vacuo guardava davanti a se. Lo riconobbi subito come...


B. ...mi ricordai di un barattolo piccolo e oleoso che stazionava nella mia sguarnita dispensa da tempo immemorabile. Se la memoria mi assisteva avevo risolto il problema, senza neanche buscare una goccia di pioggia. Tornai sui miei passi. Pensai al giorno in cui andando al mercato avevo scelto tra mille altri quel barattolo e sorrisi soddisfatto. Fu a quel punto che...


C. ..ricordai con sgomento di avere un impegno improrogabile. L'appuntamento telefonico con Elke, ragazza alla pari, ospite per qualche mese di alcuni cugini di Cairo. Ci eravamo accordati per vederci su skipe, guardai l'orologio e sentii un brivido scendere lungo la schiena, ero....

lunedì 26 dicembre 2011

Racconto a un bivio

Era una notte buia e tempestosa quando mi accorsi, con una certa dose di raccapriccio, di non avere in casa delle acciughe. La cosa di per  sè era accettabile se non fosse che proprio quel giorno avevo deciso di cimentarmi con la bagna cauda.  Qualsiasi persona di buon senso sa che le acciughe sono irrinunciabili  in una ricetta che aspira a portare quel nome.  Mi trovai quindi costretto, mio malgrado, ad afferrare l'impermeabile  e dirigermi con passo rassegnato verso la porta.


Vidi i lampi che squarciavano il cielo, le stelle nascoste da spessi coltri nere, gocce di pioggia che si dibattevano sul vetro e pensai che forse, a malincuore, dovevo rinunciare. Poi pensai all'aglio che sfrigolava nel pentolino, alla panna in docile attese e alle verdure disposte al sacrificio. Erano gli unici alimenti che ospitava la mia cucina. Sommati creavano una richiesta a voce sola: A-C-C-I-U-G-H-E. Non potevo deluderli.  Afferrai il pomello della porta quando...

venerdì 9 dicembre 2011

div_ag_azioni

Ian disse a Kate di stare zitta. lei continuò a cantare volgendo lo sguardo verso il cielo incerta se piangere o cercare una stella a cui consegnare un desiderio.


Le parole continuarono a distersi nel cielo e Kate perse una lacrima che sfiorò la sabbia e rimase sola.


Nel cielo una stella si decise a cadere e Kate seguendo la sua scia espresse il desiderio: stella, desiderio, Ian che perde la voce, forse un pò di pace, una canzone un pò originale, sola rimane tra le pagine chiare ... odio l'estate

lunedì 5 dicembre 2011

Le biglie, la neve e mio fratello

- Dove vai?


Paul si volta e  mi fa segno di star zitto. Poi abbozza un seguimi, con il   braccio.


E’ tutto il giorno che si comporta in maniera strana. Io l’ho spiato senza farmi accorgere. Scrive strani biglietti che nasconde tra  i fogli di un giornale, poi  sale furtivo le scale e li appoggia contro il vetro.  Li alterna con una torcia che accende e spegne a intermittenza,  tra un messaggio  e l’altro solleva il binocolo di papà e scruta  fuori dalla finestra.


Nevica da tre giorni. La neve ha superato il livello delle finestre del primo piano.  La città è diventata un lungo reticolo di  gallerie che si incrociano e a volte emergono in superficie. Insomma un enorme pista per le biglie che noi, al mare, d’estate, ci sogniamo.


Dicono che generale inverno se ne sta in una grotta nel parco,  vicino al laghetto dove si spingono i cigni, quando la signorina  primavera giunge in città. Lì sembra che il freddo sia arrivato prima. Già a settembre gli uccelli erano partiti tutti. Senza neanche salutare, senza un tentennamento o un dubbio, il loro sembrava un viaggio di sola andata, in cielo erano una macchia che si muoveva veloce e a tratti nascondeva il sole. Si era pensato all’inquinamento, al clima pazzo, tanto torneranno. Poi era  toccato ai pesci. Avevano iniziato a risalire le tubature, una mattina c’eravamo svegliati sentendoli  bussare al lavandino. Papà aveva svitato il sifone e due, intraprendenti, pesci rossi  avevano fatto capolino dal tubo. Noi li abbiamo adottati anche se mamma diceva che in casa non c’era posto. Anche le famiglie del vicinato hanno fatto come noi.


Il vecchio signor Grigs, ogni mattina, porta il suo cane a fare un giro al parco.  Quella mattina, quando si era avvicinato al  laghetto, un urlo gli era affiorato in  gola, aveva visto migliaia di pesci con gli occhi sbarrati e la bocca spalancata, protesi verso la superficie, sembravano ibernati.  Grigs si era diretto verso il bosco, aveva preso un bastone ed era corso a batterlo sul ghiaccio.  Inutilmente. Non lo aveva neppure scalfito e i pesci avevano continuato a rimanere prigionieri. I giardinieri del parco avevano provato a intervenire ma senza risultato.  C’era chi aveva proposto di usare getti di acqua bollente ma il veterinario ha detto che si rischiava di raccogliere pesci bolliti. Così non si è più fatto niente.


La settimana seguente, un lunedì mattina, gelido e privo di spiragli, aveva iniziato a nevicare. La prima neve di stagione, per noi bambini una festa non autorizzata.  Usciti di scuola la neve ci lambiva le caviglie, giocammo a lanciarci palle di  neve fino a casa. Poi il pomeriggio, con una lunga opera di convincimento eravamo riusciti a strappare a nostra madre il permesso di scendere in cortile. Ci divertimmo molto quel giorno. L’ultimo nel quale  il mondo sembrava muoversi a tempo di musica. La mattina seguente la neve arrivava a coprire la porta. Il preside aveva fatto un giro di telefonate decretando la chiusura della scuola.  La neve aveva continuato a cadere  per altri tre giorni  poi aveva smesso. Si era alzato improvviso un vento gelido che aveva ridisegnato la città. Come un architetto un po’ estroso, come il vento del deserto, si era caricato sulle spalle cumuli di neve e li aveva spostati da un lato all’altro delle strade, ammucchiati nei parchi, sospinti verso i muri delle case. 


La pace era durata lo spazio di un mattino, nel  quale la gente era uscita di casa e aveva disegnato le gallerie che guardo affascinato dalle finestre del secondo piano.  Poi aveva ripreso a nevicare. Oggi è il terzo giorno. Paul mi ha detto che dobbiamo fare qualcosa, si annoia a stare in casa. Ha escogitato un modo per comunicare con Bill che abita dall’altro lato della strada. Dice che  sono segnali Morse. Punti e linee che disegnano parole. Lui e Bill si sono dati appuntamento nel parco. Vado anche io.


-Dove ho messo i guanti?

martedì 15 novembre 2011

Marcovaldo ovvero Le stagioni in città

  Marcovaldo


Funghi in cui si mescolano miracolo e veleno, pietanziere ammaccate, notti costellate di rumore, insegne intermittenti, fionde  e desideri non  addomesticati.


 


 


Marcovaldo


Italo Calvino


Ed. Mondadori




lunedì 5 settembre 2011

Si spegne anche la luce

 Se n’era andato come  un’ombra che si allunga nella notte, confondendosi con il buio.


 Dicono che è questione di un momento. Lasciare due righe, un addio disteso su un foglio che faccia  sembrare ordinato anche l’amore.


 “ Oggi 3 luglio,  è finita. Anche se non ho voglia di dirtelo guardandoti negli occhi, da domani la mia vita cambierà, tu scivolerai nelle pagine dei ricordi. Proverò a non far del male ai giorni che abbiamo condiviso, ai nostri sentimenti, a ciò che  non saremo più.”


                  Paul


 Anne girò la chiave nella serratura. Apriva la porta e sulle labbra già affiorava il suo nome, un sussurro che  si diffuse nel soggiorno silenzioso. Dorme - pensò - sfilandosi le scarpe. Le raccolse, nell’altra mano teneva la borsa, sul viso una voglia di sonno.  Si diresse al buio verso la camera  da letto. Posò le scarpe,  accese la piccola luce che era dalla sua parte e vide che il letto era vuoto.  


Si svestì e infilò  una maglietta, tirò giù le coperte. Mentre andava in bagno, un pensiero  si fece spazio, nella sua mente, fino a spingerla a tornare indietro, verso l’armadio. Gli attaccapanni veleggiavano indisturbati,  i completi e le sue camicie  erano svanite  così come la valigia beige che  solitamente era distesa sul fondo.


Nessuna speranza, solo freddo infilato nel cuore. Nessun biglietto, Paul non era  mai stato un tipo ordinato.


 

lunedì 8 agosto 2011

Dimmi 6 parole (2)

 
Un iniziativa delAlice "Corriere della Sera"   piuttosto divertente consiste nel provare a sintetizzare un romanzo in 6 parole.  Ho provato a partecipare. Qui


 


Alice meraviglia con strani sogni itineranti.

domenica 7 agosto 2011

Dimmi 6 parole

Un iniziativa del "Corriere della Sera"   piuttosto divertente consiste nel provare a sintetizzare un romanzo in 6 parole.  Ho provato a partecipare. Qui


Pinocchio


Pinocchio: legno privo di buon senso.


 

martedì 7 giugno 2011

Io non ho nulla da dire

Aver qualcosa da dire nel mondo a se stessi, alla gente. Che cosa ? Non so veramente perché io non ho nulla da dire. Eye Che cosa ? Io non so veramente. Ma ci son quelli che sanno. Io no- lo confesso a mio danno- non ho da dir nulla ossia niente. Perché continuare a mentire, cercare d’illudersi ? Adesso ch’io parlo a me mi confesso: io non ho niente da dire, eppure tra tante persone, tra tanti culti colleghi io sfido a trovar chi mi neghi d’aver questa o quella opinione, e forse mia madre, la sola che veda ora in me fino in fondo, è certa che anch’io venni al mondo per dire una grande parola. Gli amici discutono d’arte, di Dio, di politica, d’altro: e c’è chi mi crede il più scaltro perché mi fo un poco in disparte; qualcuno vorrebbe sentire da me qualcosa di più. “Hai nulla da aggiungere tu ?” “Io, no, non ho niente da dire.” E’ triste. Credetelo, in fondo, è triste. Non essere niente. Sfuggire così facilmente a tutte le noie del mondo. Sentirsi nell’anima il vuoto Quando altri più parla e ragiona. Veder quella brava persona imporsi un gran compito ignoto. E quelli che chiedono a un tratto: “Che avresti tu detto al mio posto ?” “Io….Non avrei forse risposto…. Io….mi sarei finto distratto…” Non aver nulla, né mire, né bei sopraccapi, né vizi; osar fino in mezzo ai comizi: “No, sa ? Non ho niente da dire.” Ed esser creduto un insonne, un uomo che veglia sui libri, un’anima ardita che vibri da tutto uno stuolo di donne. “Mi dica, sua madre che dice ? Io so dai suoi libri che adora sua madre. Nevvero signora ? nevvero che è tanto felice ? Un figlio ! Vederlo salire, seguirne il pensiero profondo…” ed io son l’unico al mondo che non ha niente da dire.


Autore Marino Moretti

mercoledì 13 aprile 2011

Un senso


Voglio trovare un senso a questa sera
Anche se questa sera un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa vita
Anche se questa vita un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa storia
Anche se questa storia un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa voglia
Anche se questa voglia un senso non ce l’ha

Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà...
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...

Voglio trovare un senso a questa situazione
Anche se questa situazione un senso non ce l’ha

Voglio trovare un senso a questa condizione
Anche se questa condizione un senso non ce l’ha

Sai che cosa penso
Che se non ha un senso
Domani arriverà
Domani arriverà lo stesso
Senti che bel vento
Non basta mai il tempo
Domani un altro giorno arriverà...
Domani un altro giorno... ormai è qua!

Voglio trovare un senso a tante cose
Anche se tante cose un senso non ce l’ha



(G.Curreri, S.Grandi, V.Rossi - V.Rossi, S.Grandi)

martedì 12 aprile 2011

Doppio.

Ordinò l’ennesimo drink.


-   Doppio.


Il cameriere fece un cenno d’assenso,  lo sguardo gli cadde sulla fila di bicchieri schierati sul tavolo, un esercito silenzioso e dimesso. Lo osservò, per un attimo, ma senza darlo a vedere. Poi si voltò   portando con sé il vassoio, l’asciugamano piegato a metà, sul braccio, e l’immagine di un uomo sulla quarantina, con una capigliatura folta, baffi fulvi  e occhi posati sul nulla; coperto da una cravatta a righe e   una giacca grigia stazzonata che si mescolava al bianco di una camicia.  Un orologio di metallo giaceva abbandonato sul polso sinistro.  Scacciò via l’immagine,  conservò l’ordinazione e si chiese quanto  sarebbe stata la mancia.


L’uomo era rimasto da solo. Il fiume scorreva poco sotto di lui. Gli uccelli si alzavano in volo, le foglie degli alberi cadevano e fiorivano in piccoli vortici. Lui sembrava ignaro del mondo,  in attesa di una risposta per cui non aveva ancora trovato la domanda. Le gambe erano abbandonate sotto il tavolo, nascoste da una tovaglia che scendeva fino a toccare terra. Le dita stringevano una sigaretta da cui si dipanava un filo grigiastro. Se la portava alla bocca, la assaporava distrattamente, poi la abbassava sul tavolo e quando sembrava sul punto di disfarsi, la accostava a un posacenere scuotendola un po’.

lunedì 4 aprile 2011

Il cigno nero

Il cigno nero  Nina (Natalie Portman) è una fragile e ambiziosa ballerina. Le viene offerta l'occasione della vita, interpretare, come prima ballerina,  Il Lago dei Cigni.   Può diventare l'etoile della compagnia di danza ma prima deve scontrarsi con la necessità di interpretare due  figure agli antipodi, la pura Odette e la sensuale Odille, accumunate dal desiderio di conquistare il principe Sigfried.  Nina vive con la madre, ex ballerina, che le rinfaccia di aver interrotto la carriera per causa sua. E' attratta dal coreografo (Vincent Cassel) che l'ha scelta e, indifferente alla sua fragilità, la tiene sulla corda sperando di ricavarne l'esibizione perfetta, necessaria per garantire il successo della compagnia. Su Nina incombe l'ombra dell'ex prima ballerina (Winona Ryder), costretta, suo malgrado, al ritiro. Ammirata  e temuta, quasi come un sinistro presagio. Nina sembra incapace di interpretare Odille. L'incontro con Lily, ballerina, rivale, passionale e istintiva quanto lei è precisa e controllata, un alter ego che la attrae e la sconvolge, segna per lei l'inizio di un  viaggio dentro di sè che la porta a far emergere un suo lato oscuro   e quando il successo sembra arriderle....


Ho avuto l'impressione di assistere a una  fiera campionaria degli stereotipi, delle fobie e delle perversioni con cui si usa dipingere il mondo della danza. La madre frustrata, la figlia cresciuta sotto una campana di vetro, le compagne di ballo arriviste, l'opposto che attrae e inquieta come il riflesso deformato di uno specchio,  il coreografo opportunista e senza scrupoli, la stella destinata a un rapido  declino,  il tutto condito con metafore a volte truculente.


L'interpretazione  è valsa, alla Portman, il premio oscar. Ora si contende con la controfigura il merito dei pezzi ballati.


La danza, un'ossessione distruttiva?  Mi sembra una visione un po'  limitata.

giovedì 31 marzo 2011

Ben Affleck ha sposato Miss Marple

  Miss Marple, la dolce vecchietta, profonda conoscitrice dell'animo umano,  avrà il volto di Jennifer Garner. L'attrice americana, produttrice del film, ha deciso  di interpretare questo ruolo nonostante sia universalmente riconosciuta come troppo giovane rispetto al personaggio inventato da Agatha Christie. 


Affleck A questo cambiamento, già di per notevole, sembra che si aggiungerà una  nuova location. Niente più paesino di St Mary Mead, campionario ristretto di personalità a cui si può ricondurre il comportamento dell'intera umanità, niente pizzi old style, niente the delle cinque, sostituiti da una grande metropoli.


Chissà cosa ne penserebbe l'autrice. Le innovazioni sono un'ottima cosa e ancor più apprezzabili le idee originali; qui però si parla di stravolgimenti  difficili da accettare per chi ha letto i libri, conosciuto una perspicace anziana signora e ora ha l'impressione di trovarsi dinanzi all'ennessima operazione commerciale.


Insomma prepariamoci a gustare un gelato panna e cioccolato privo della panna e del cioccolato.


Potete leggere qui la notizia.


(immagine tratta dal sito ciak Toscana)


 

mercoledì 2 febbraio 2011

Palermo - Juventus, il rigore è un optional?

La Juventus è bravissima ad affossarsi da sola. Non ha certo bisogno di aiuti per perdere le partite. Detto questo,  l'arbitraggio visto a Palermo  è sconcertante. Bovo, in area,  allarga il braccio e tocca  il pallone con la mano,  per poi respingere debolmente con il piede.  Il giocatore del Palermo sembra attendere il fischio dell'arbitro, consapevole del fallo appena commeso. L'arbitro anche se in ottima posizione non  concede il  rigore.  Si sono scatenate proteste bianconere e Marchisio è stato ammonito.


Ci sono  un altro paio di episodi, nel secondo tempo,  che avrebbero dovuto essere sanzionati con un calcio di rigore a favore dei bianconeri.


Un rigore  negato pesa nel bilancio di una partita conclusa sul 2 a 1. Lo stesso arbitro ha annullato il goal, regolare,  segnato da Toni nella partita, giocata dai bianconeri, contro il Napoli.


Ascoltare i programmi sportivi questa sera dimostra come per la  fantasia umana non ci sia confine. Tra le varie interpretazioni spiccano: L'arbitro ha interpretato il tocco del giocatore rosanero come involontario quindi non punibile.  Krasic è stato fermato una volta per simulazione quindi ora gli arbitri non riescono ad arbitrarlo serenamente e di conseguenza nemmeno ad arbitrare serenamente la Juventus. I bianconeri hanno segnato  un goal cinque minuti dopo che è stato negato loro il rigore quindi la partita non è falsata, come se un occasione (il rigore) escludesse l'altra (il goal su azione).


E' brutto osservare questi errori arbitrali che si ripetono regolarmente  influenzando il risultato delle partite.

domenica 30 gennaio 2011

Juventus, un fallimento annunciato?

Ha perso contro l'Udinese come ha perso con la Roma e come perderà contro il prossimo avversario. E' il naturale svolgersi delle cose. La somma di errori, incapacità, sfortuna. Un mix micidiale che condanna la Juventus a non avere speranza.  Il goal di Marchisio è un episodio isolato e inutile.


Le ragioni di una sconfitta sono molte, la Juventus ha lavorato per anni per giungere a questo livello. Non rinnovando la squadra in maniera adeguata,  incapace di scegliere i giusti innesti e di dare  forma a un progetto. In una parola: avvilente. Lo stesso Del Neri spera che il calcio mercato finisca presto. Tanti i nomi accostati ai bianconeri - Pazzini, Flores,  Furlan - nessuno giunto a destinazione. Oggi, le speranze, si riversano in Matri del Cagliari,  che giungerebbe a Torino per la modica cifra di diciotto milioni di euro.


Si sono salutati Trezeguet, Camoranesi, Diego, Palladino, Giovinco, Cadreva, senza cercare dei degni sostituti. I bianconeri hanno una rosa  folta e probabilmente cederanno anche Legrottaglie al Milan, chissà se il fantasma di Amauri riuscirà a giungere a Genova.   Toni, l'unico arrivo in avanti, è in infermeria, Iacquinta gli fa compagnia e Quagliarella si rivedrà l'anno prossimo. 


Si parla di un sostituto per Del Neri come se l'allenatore fosse il problema.  Il valzer di allenatori è un altro segno della debolezza della società. Marotta, il direttore sportivo, si è dimostrato più bravo a distruggere che a costruire.   I giocatori che  scendono in campo, sono una squadra povera di idee e risultati, vecchia, stanca, a tratti mediocre.


La Juve  è, ormai,  un concetto da declinare al passato.

martedì 25 gennaio 2011

Questa notte

Camminavo, il cielo sopra di me nitido e gelido sembrava una mappa da dispiegare. Non ho mai capito  coSerendipityme fanno gli astronomi, il segreto mistero delle costellazioni eppure questa notte mi sembra di aver riconosciuto qualcosa. Chissà se è vero.


  Una sovrana, seduta  su un trono, è costretta a mostrarsi a testa in giù. Cassiopea, regina di Etiopia, condannata per troppa vanità.


Serendipity, il film, lui osserva incantano il braccio di lei, nelle efelidi che affiorano sulla pelle intravede una costellazione, prende un pennarello, traccia le linee che conducono a Cassiopea,  le narra il suo mito, la conquista con quella piccola magia celeste ma devono  ancora entrare in scena  imprevisto e  destino...

domenica 9 gennaio 2011

La Juve, Toni e la sfera di cristallo

Il  grave infortunio subito da Quagliarella, il suo attaccante più prolifico,  ha costretto la Juventus ad affrontare un’emergenza. Il reparto può contare su un Del Piero trentaseienne, su Amauri reduce da un lungo infortunio e digiuno di goal da  undici mesi, Iaquinta  fermo per un mese ai box e i giovani Giannetti e Libertazzi.  Scorrendo i nomi risulta abbastanza evidente che erano neccessari  rinforzi anche prima della notizia che Quagliarella non tornerà a giocare prima di sei mesi.


La Juventus per decidere quanto può spendere sul mercato dovrebbe sapere come si piazzerà, a fine anno, in campionato. La qualificazione in Champions League  è l'obiettivo indispensabile per permettere di operare scelte in relativa libertà. Non potendo sbirciare il futuro in una sfera di cristallo si trova costretta ad una spesa oculata, tenendo presente che ciò che acquista oggi contribuirà, in maniera determinante, a costruire il risultato di domani.


 Dispiace osservare che la Juventus ha perso l'appeal di un tempo. Le altre squadre, sapendola in stato di necessità, cercano di strappare prezzi più alti  per i propri giocatori, e lei, la grande Signora, non sembra in grado  di trovare bravi calciatori, anche sconosciuti, da valorizzare, non riesce a  sfruttare, come dovrebbe, il suo settore giovanile, non riesce ad acquistare giocatori affermati perchè costano, insomma si muove come una barca in balia degli eventi.


L'acquisto di Toni ha sollevato diversi dubbi perchè ha 33 anni e mezzo, è reduce da due stagioni non particolarmente brillanti e, fino a prova contraria, in campo non scende la carriera di un giocatore. E' apprezzabile la scelta di Toni di ridursi l'ingaggio ma è giusto riflettere su che alternative avrebbe avuto  se non fosse stato preso dalla Juventus.  


Per dimostrare di  avere meritato questa opportunità  può solo fare una cosa: segnare.


 

venerdì 7 gennaio 2011

Le macchine della Meraviglia a Venaria

  Alla Reggia di Venaria, fino al 9 gennaio, è possibile visitare la mostra "Le Macchine della Meraviglia".


Lanterna_285 Si supera una tenda di velluto rosso e inizia il viaggio, a ritroso, in un mondo magico e affascinante.


Esemplari di lanterna magica, vetri dipinti a mano, buffi, grotteschi, a volte usati per scopi scientifici, per illustrare un viaggio, un opera religiosa, una fiaba. Immagini, scenette, piccole storie proiettate sulle pareti. Citazioni letterarie e cinematografiche che aiutano a collocare in un uso più quotidiano questo meraviglioso marchingegno. Dipinti e stampe mostrano la popolarità che aveva raggiunto grazie ad artisti itineranti, spesso savoiardi, che percorrevano chilometri per mettere in atto i loro spettacoli. Per la famiglia Bracci Testasecca è un passatempo che attrae più generazioni e giunge sino ad oggi con il suo carico di ricordi, aneddoti, l'armadio fatto costruire per custudire il prezioso tesoro di vetro. I tre proiettori, rivolti verso lo stesso punto, consentivano di costruire scenette più lunghe, il pianoforte produceva la musica di sottofondo.


Emile Reynaud, fu un precursore del cinema di animazione, mise a punto un teatro ottico, con il quale proiettava pantomime lumisone costituite con immagini da lui stesso dipinte su lastre di vetro. I suoi cortometraggi animati furono proiettati al teatro Grévin di Parigi tra il 1892 e il 1900. Con l'avvento del cinematografo  entro in crisi, in un momento di sconforto distrusse le sue invenzioni e gettò nella Senna alcune delle sue pellicole. A Venaria è possibile vedere le due opere che si sono salvate: Autor d'une cabine e, nella postazione multimediale, Pauvre Pierrot.


Buona Visione!!


SITI:


La Reggia di Venaria :     www.venaria.it


Le Macchine della meraviglia:  www.lemacchinedellameraviglia.it


Gtt (servizio navette da Torino - Stazione Porta Nuova- alla Reggia di Venaria):


www.comune.torino.it/gtt/turismo/reggia_venaria.shtml


 

Chi salverà Firmino?

Io no. 


  Ho iniziato a leggere Firmino. Un paio di anni fa è stato unFirmino caso letterario piuttosto noto.  Si parlava di una fiaba poetica e malinconia.  Visto il successo si iniziò a discutere se fosse nato prima Firmino o "Marta la tarma" di autore italiano, anche lei appassionata di libri come nutrimento dell'animo e dello stomaco.


Meglio non divagare, sono giunta a metà di Firmino  e ho deciso di abbandonarlo.  Non sono riuscita ad appassionarmi alle avventure di questo topo con una testa piena di protuberanze, l'andatura sgangherata, una madre ubriacona e una passione smisurata per i libri.  La storia mi sembra allungata più del necessario, non capisco dove  voglia andare a parare l'autore, Firmino non mi è simpatico  quindi meglio che prenda una pausa, ho già in mente il libro con qui sostituirlo che si colloca agli antipodi  per tanti aspetti.


E' solo un momento sbagliato o  il libro merita il giudizio che ho espresso?  Il dubbio rimane.


Firmino - Avventure di un parassita metropolitano


Autore Sam Savage (Ed. Einaudi)

giovedì 6 gennaio 2011

Juve, Parma, gli ex e la sfortuna

Una serie di sfortunati eventi  ha caratterizzato il diffilcile match bianconero, il primo del 2011, giocato a Torino.  Si parte al primo minuto con l'infortunio di Quagliarella. Esce dal campo in barella, era l'unico attaccante juventino a potersi fregiare del titolo "in buona salute".


Se le premesse sono queste, il resto è peggio. Al 17'  l'espulsione di Melo.  Del Piero deve lasciare il posto a Pepe. In seguito si assiste alla rivincita degli ex. La vendetta è un piatto da servire freddo ma Giovinco ha iniziato  a cucinarla sulle pagine dei giornali al suon di: se segnò esulterò, non sono stato trattato bene e così via. Solitamente queste sono le migliori premesse per prestazioni sottotono e incolori, oggi purtroppo non è andata così, Giovinco ha segnato una doppietta. Legrottaglie, difensore, accorcia le distanze, segnano poi Crespo e l'ex Palladino.  L'arbitro non  sembra aver brillato. E' stato annullato un goal a Chiellini. Amauri, reduce da un lungo infortunio, non è riuscito, da solo, a reggere il peso dell'attacco.


Il Parma, a inizio anno, continua a essere un piatto indigesto per la Juventus.

martedì 4 gennaio 2011

American Life

Images  Burt e Verona  sono una giovane coppia in attesa di un figlio.  Vivono vicino ai genitori di lui, pensando di potersi appoggiare a loro. Quando  questo appoggio viene a mancare,  Burt e Verona si trovano senza punti di riferimento.  In bilico tra l'arrendersi, dichiarandosi falliti, e  la voglia di dare una svolta alla loro vita, decidono di partire. Hanno lavori precari che potrebbero svolgere in qualsiasi luogo. Programmano un viaggio che Verona  disegna su carta e pinza alla giacca di Burt. Prevale il bisogno di dare forma alle cose. Phoenix, Tucson, Madison, Montreal e Miami sono le città che toccheranno, scelte, perchè li hanno un parente o un amico da rivedere.   Incontrano persone, drammi, solitudini e nostalgie. A volte  così  dolorosi o irritanti da non lasciare indifferenti.


Burt e Verona sembrano marinai sbattuti in mezzo alla tempesta.  Vedono, riflesso negli altri, ciò che vorrebbero essere. Colpisce come, pur sballottati, non si lascino spostare dalle onde. Puntano verso la loro meta con indomito coraggio anche se non la conoscono ancora. Forse il viaggio, attraverso l'America e dentro loro stessi, accompagnati dalla bambina che nascerà, impegnati nel non farle sentire il trambusto che la circonda, è l'unico modo per arrivare a destinazione, una casa metà conosciuta e metà sorpresa, capace di rappresentare un nuovo inizio.


 

L'ultima neve ci trovò impreparati.

 Avevamo programmato di partire alle sei.


Ricordo che la sera prima, appoggiando la fronte al vetro della finestra,  gelido, ero rimasta ferma per qualche minuto, intenta a osservare  fuori. Il cielo scuro e privo di stelle. Il lampione solitario che provava a rischiarare un pezzo di strada e traballava come se  da un momento all'altro  fosse  costretto a gettare la spugna. La casa di fronte alla nostra, priva di illuminazione, sembrava silenziosa. Il cancello era rimasto aperto, forse qualcuno doveva ancora tornare. Avevo visto anche loro. Piccole briciole bianche  che si coprivano di buio e volteggiavano leggere fino a  disperdersi in terra. Troppo deboli per imporre il loro colore, sembravano una piccola follia notturna destinata all'oblio.


Andai a letto e nemmeno raccontai a Paolo di quello strano volo,   del pericolo che non sentivo mio. Pensavo al sole intravisto in  tv,  forse il meteo non  avevo indovinato, forse il sole era una nuvola però non poteva  essere  neve e questo mi  rassicurava.  Chiusi gli  occhi e non  ricordo più altro.


La sveglia suonò, perentoria, all’ora stabilita. Il buio non le faceva paura. Compì la sua missione di tirarci fuori dalle coperte con indomita precisione. Iniziammo a vestirci, alternandoci in bagno e davanti allo specchio. Sbrigammo in fretta anche la colazione. Infine eravamo pronti per uscire. Aprii la porta. Il tappetino  con la scritta Welcome,  appoggiato sul pianerottolo, era scomparso, il piede che avevo mandato in avanscoperta, rivestito di un morbido stivale di pelle marrone, stava sprofondando in un mar bianco che avrebbe potuto essere panna se non fosse stata più fredda e umida. Portai in salvo il mio piede sulla terraferma.  Prima di contare i danni decisi di scrutare l’orizzonte.  Da qualunque lato provassi a sporgere la testa  emergeva solo una risposta: Neve.